La pantera di Ripatransone... è un cane

I carabinieri forestali stabiliscono che le impronte trovate a Montalto sono state lasciate da un grande canide, forse un Corso

I carabinieri forestali controllano le grosse impronte trovate dai residenti a Montalto

I carabinieri forestali controllano le grosse impronte trovate dai residenti a Montalto

Ripatransone (Ascoli Piceno), 9 agosto 2020 - Da qualche giorno non ci sono avvistamenti della presunta pantera sul territorio di Ripatransone. Qualcosa, invece, ha agitato alcuni abitanti di Montalto Marche che si sono ritrovati sul terreno delle grandi orme. Il comando dei carabinieri forestali, per la prima volta, ha emesso un comunicato ufficiale per affermare che i tanti avvistamenti della pantera a Ripatransone, finora non sono stati suffragati da elementi oggettivi: immagini, carcasse di prede, orme, ecc.

Nelle ultime ore, invece, in territorio di Montalto Marche sono state individuate e fotografate alcune grosse impronte che hanno insospettito gli abitanti e le forze dell’ordine. I militari della stazione carabinieri forestale di Castignano e della locale stazione carabinieri, unitamente al comando della stazione carabinieri forestale di San Benedetto, hanno rilevato le impronte, ma il Nucleo carabinieri CITES di Fermo, ha escluso che possa trattarsi di orme lasciate da un felino. "L’esame della forma e dei segni impressi sul terreno ha permesso di stabilire con certezza che si tratta di impronte lasciate da un grosso canide. Questi sono per ora gli elementi oggettivi riscontrati, ed in ogni caso i carabinieri forestali presenti sul territorio, unitamente agli altri reparti dell’Arma, stanno sinergicamente proseguendo l’intensa attività di prevenzione e perlustrazione del territorio. La certezza che quelle orme così grandi appartengono a un cane riporta alla mente le prime ipotesi che venivano fatte a Ripatransone, quella di un grande cane pastore Corso. In zona, secondo alcuni, ce ne sarebbero diversi in circolazione e non è esclusa l’ipotesi che possa essere un esemplare meticcio che vive in libertà e per questo con la coda, "originale", molto lunga.

Ma torniamo nelle campagne fra Montalto e Carassai dove nel giugno del 2016, secondo alcuni agricoltori, di notte si aggirava una belva. Un giallo rimasto irrisolto. All’epoca un contadino ci raccontò della sua cagnetta, Stella, che fu letteralmente dilaniata e di Rocky, il suo cucciolo, azzannato. Aveva sulla groppa e sulla pancia i segni di grandi denti, che però non potevano essere quelli di un cinghiale. Sul terreno, ai margini di una piantagione di girasoli, c’erano le orme, molto grandi, una decina di centimetri, ma che non erano affondate nel terreno. Segno del passaggio di un animale dal passo agile e leggero, si disse allora. L’agricoltore ci raccontò d’aver visto, dalla finestra della camera, la sagoma di un animale con una grande testa, alto circa 80-90 centimetri. Anche in quell’occasione un altro agricoltore ci disse d’aver visto sotto la grande quercia nel suo podere, un animale tutto nero con una lunga coda. La storia si ripete.