La crisi della pesca a San Benedetto raggiunge forse il suo livello più allarmante con uno dei suoi settori più rappresentativi in evidente declino: quello delle lampare, un tipo di pesca a circuizione con fonti luminose, che ha rappresentato per decenni una modalità sostenibile e selettiva per la cattura del pesce azzurro. Vincenzino Crescenzi, operatore storico del settore, ha denunciato con preoccupazione la drastica riduzione delle imbarcazioni che praticano questa tecnica, un vero e proprio crollo che rischia di compromettere ulteriormente l’equilibrio dell’intero comparto. Solo due barche, ’Brivido’ e ’Iside’, continuano oggi a praticare la pesca con le lampare. Questo dato assume contorni drammatici se si considera che solo pochi anni fa erano sette le imbarcazioni impegnate in questa attività. Crescenzi sottolinea come la pesca con le lampare sia una delle pratiche più sostenibili, nonché una delle poche rimaste capaci di garantire una selettività immediata del pescato e di evitare così di pescare prodotti sottomisura. "Siamo rimasti solo in due a praticare questa tecnica, mentre le dimensioni del pescato continuano a ridursi. Si perché oltre all’aumento dei costi uno dei problemi principali è il fatto che il le dimensioni del pescato si sono ridotte notevolmente. Abbiamo bisogno di capire cosa stia succedendo e di cooperare con la ricerca scientifica per trovare soluzioni sostenibili".
La sua denuncia non è solo una richiesta d’aiuto per il settore, ma anche un invito a un’azione più consapevole e coordinata. È proprio per tutelare la qualità del pesce azzurro e garantire la trasparenza al consumatore che Crescenzi ha lanciato il progetto ’Principe Azzurro’, un marchio che certifica la sostenibilità del prodotto ittico. "Con questa certificazione diamo al consumatore la certezza della tracciabilità del pesce, permettendogli di conoscere tutto il processo che sta dietro al prodotto che sta acquistando" spiega. L’intento del marchio è duplice: da una parte, promuovere una pesca sostenibile e rispettosa dell’ambiente; dall’altra, tutelare il consumatore e il suo diritto di sapere esattamente cosa sta mangiando. Questa iniziativa rappresenta solo una delle possibili risposte a un problema che richiede interventi strutturali, sia a livello di politiche di gestione della pesca, sia di monitoraggio scientifico dello stato delle risorse ittiche.
Emidio Lattanzi