EMIDIO LATTANZI
Cronaca

Pescherecci, prima gli italiani. Così si reclutano i marittimi

Prima gli italiani, almeno sui pescherecci. Non è uno slogan politico né, tantomeno, una novità. E’ la legge: sulle navi...

Prima gli italiani, almeno sui pescherecci. Non è uno slogan politico né, tantomeno, una novità. E’ la legge: sulle navi...

Prima gli italiani, almeno sui pescherecci. Non è uno slogan politico né, tantomeno, una novità. E’ la legge: sulle navi...

Prima gli italiani, almeno sui pescherecci. Non è uno slogan politico né, tantomeno, una novità. E’ la legge: sulle navi nazionali, inclusi i pescherecci, i marittimi italiani o comunitari hanno la precedenza. È quanto stabilisce l’articolo 318 del Codice della Navigazione e ciò che, in questi giorni, è tornato sotto i riflettori a San Benedetto del Tronto. Tutto è partito dalla richiesta, da parte di due pescherecci del porto sambenedettese, di autorizzare l’imbarco di alcuni marinai nordafricani, cittadini extracomunitari. Le società armatrici avevano presentato domanda alla Guardia Costiera, che, nel rispetto della legge, ha provveduto a diramare un avviso ufficiale. "Qualsiasi marittimo di nazionalità italiana o comunitaria che fosse disponibile all’imbarco potrà prendere contatti con l’autorità marittima del luogo dove risulta iscritto. Il presente avviso è in caso di mancato riscontro, si procederà ad autorizzare quanto richiesto dalle società armatrici", si legge nel testo. Un annuncio che, letto rapidamente, potrebbe suonare come una presa di posizione o un gesto simbolico. E invece è una semplice applicazione della norma vigente, che prevede appunto la priorità per italiani ed europei quando si tratta di equipaggi di navi armate in porti della Repubblica. Solo in assenza di candidati comunitari, si può procedere con l’imbarco di marittimi extracomunitari. La legge non si limita a vietare. Prevede anche un’apertura regolata attraverso una deroga, come specificato nel medesimo articolo del Codice: "Attraverso accordi collettivi nazionali per i marittimi di nazionalità diversa da quella italiana non sono richiesti visti di ingresso nel territorio dello Stato, permesso di soggiorno e autorizzazione al lavoro, anche quando la nave navighi nelle acque territoriali e sosti in un porto nazionale".