Pfizer, ancora assunzioni. Si confeziona il Paxlovid

Il farmaco anti Covid porterà lo stabilimento ascolano ad avere occupate mille persone, dalle attuali 750. Fioravanti: "Si genera una grande indotto"

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Lo stabilimento di Ascoli è assieme a quelli di Ringaskiddy e Newbridge, in Irlanda, e Friburgo in Germania, uno dei quattro siti di produzione e confezionamento di Pfizer, a livello globale, del farmaco antivirale orale anti-Covid-19 Paxlovid. Una volta ricevuto il principio attivo, il sito ascolano si occupa del processo di produzione e confezionamento delle compresse, per poi distribuire il trattamento in tutta Europa, con la previsione di produrre 120 milioni di trattamenti entro la fine 2022.

La sede di Ascoli è stata scelta per l’alto livello tecnologico, le professionalità al suo interno. Con la produzione e il confezionamento di Paxlovid il livello occupazionale dello stabilimento arriverà a circa 1.000 persone, dalle circa 750 attualmente occupate, con un impatto finanziario sulla comunità di circa 100 milioni di euro l’anno, escludendo le materie prime e includendo soltanto le spese, quindi i salari, l’energia, il mantenimento degli investimenti. "Il rilevante peso economico e sociale di Pfizer nel nostro territorio è testimoniato dagli alti livelli occupazionali interni, ma anche per l’indotto che genera" commenta il sindaco Fioravanti, sottolineando anche "la sensibilità verso la tutela della salute pubblica di Pfizer che durante l’emergenza Covid ha vaccinato subito i propri dipendenti e i loro familiari". Quello di Ascoli è considerato uno stabilimento "green".

Gli obiettivi in termini di sostenibilità ambientale riguardano la riduzione dell’impatto di CO2, la riduzione dell’utilizzo dell’acqua e la gestione dei rifiuti, con l’obiettivo, molto vicino, di eliminare qualsiasi tipo di principio attivo che si disperde nell’ambiente, tra i primi nel network Pfizer. Il sito da anni non interra nessun tipo di rifiuti e lavora per renderli riciclabili o in grado di produrre energia: oggi circa il 2% viene riutilizzato internamente, un altro 60% viene lavorato per essere riciclato e circa un 20% è quello che viene utilizzato per produrre energia. Sul filone della riduzione di CO2, negli ultimi 10 anni sono diminuite le emissioni di CO2 di circa il 30%: fondamentalmente grazie ai passi avanti fatti nell’utilizzo dei cogeneratori e del fotovoltaico, con i pannelli sul tetto dello stabilimento e prossimamente anche sui parcheggi.

La terza macroarea è quella della riduzione del consumo di acqua con un sostanziale decremento negli ultimi anni di circa il 25%, dovuto in gran parte a una razionalizzazione dell’utilizzo dell’acqua e dei detergenti nelle procedure di pulizia degli impianti.

Peppe Ercoli