"Picenambiente, conflitto d’interessi"

Fratelli d’Italia solleva il caso della consigliera Mancaniello per gli 80mila euro alla Tmt International

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Sembrano infinite, le ramificazioni del caso Picenambiente salito agli onori delle cronache da agosto e motivo di forti contrasti fra la maggioranza e il sindaco stesso. A dire la propria ora si aggiunge anche il coordinamento locale di Fratelli d’Italia, che punta i riflettori su un altro aspetto della questione. "Sono venuto a conoscenza di documenti molto interessanti - dice il consigliere Nicolò Bagalini - Esaminando le fatture della Picenambiente relative al 2021 ne è emersa una curiosa sia per l’ingente somma di denaro, sia per l’aggiudicazione, sia per i nomi coinvolti. Si parla di 80mila euro con affidamento diretto dati alla Tmt International, che, come risulta da visura camerale, è proprietà di Alfredo Spinozzi, coniuge di Giselda Mancaniello, anch’essa impiegata nella ditta. All’epoca il presidente della Picenambiente era Francesco Chincoli, peraltro sindaco revisore della Tmt. In tal senso anticipo che per dare maggiori chiarimenti alla comunità presenterò un’interrogazione articolata al sindaco". Insomma, la Tmt è tra i fornitori della Picenambiente, che alla fine del 2021 ha acquisito due semi-rimorchi per la somma citata. L’ipotesi suggerita dai meloniani è che per il caso in questione potrebbe profilarsi, dopo specifiche verifiche, un nuovo conflitto d’interessi. I membri di Fratelli d’Italia aggiungono che, se da ulteriori analisi questa fattispecie dovesse essere confermata, la consigliera Mancaniello – capogruppo di San Benedetto Viva – non avrebbe potuto votare la delibera sul bilancio consolidato, nella quale si parlava di Picenambiente. "Il nostro non è un attacco alla persona, e d’altronde la questione merita ulteriori approfondimenti – dice il coordinatore Luigi Cava – Per il momento allertiamo il sindaco sull’eventualità di un conflitto di interessi". Ma la vicenda Picenambiente non finisce qui. Come anticipato ieri su queste pagine, la Corte dei Conti ha avviato un’istruttoria sui compensi percepiti dalla dirigente Catia Talamonti mentre era presidente della società che si occupa dei rifiuti. L’eventualità di un conflitto d’interessi – Talamonti ha firmato la delibera sul consolidato – e quindi la possibilità che l’atto di bilancio fosse irregolare, veniva segnalato il 14 settembre da sei consiglieri di minoranza, ma nonostante ciò il sindaco non ritirava né modificava la delibera. Ora, però, emerge che il vertice comunale fosse a conoscenza dell’inchiesta avviata dalla Corte dei Conti, ben prima che si istruisse la delibera: almeno dal 12 marzo, giorno in cui il comune recepiva un decreto su questa inchiesta. La domanda è: come mai, a giugno, il sindaco poneva la Talamonti a capo del servizio partecipate?

Giuseppe Di Marco