"Poco lavoro e sempre più precario"

Stipendi tra i più bassi d’Italia e rapporti basati sulla precarietà sono le piaghe del lavoro nel Piceno denunciate dalla Cgil di Ascoli e nella ricorrenza del primo maggio evidenzia che "c’è poco da festeggiare e grande preoccupazione per la situazione del mondo del lavoro". In un documento il sindacato sottolinea: "La Cgil di Ascoli Piceno intende innanzitutto mandare un augurio e un ringraziamento a tutte le lavoratrici e lavoratori che da anni, nonostante i salari troppo bassi e la grande precarietà, portano avanti il nostro territorio. Il primo maggio è sempre anche l’occasione per fare i conti con la situazione del mondo del lavoro che viviamo nel territorio. Un territorio che vive difficoltà enormi, che non è mai uscito dalla crisi, e in cui la produzione industriale affronta difficoltà enormi. Affrontiamo un problema salariale importante con le retribuzioni tra le più basse d’Italia, e una inflazione che colpisce duramente le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare, con una situazione di grande difficoltà che colpisce donne e giovani in particolare. Se ciò non bastasse la nostra provincia sta vivendo una situazione drammatica dal punto di vista della precarietà". I dati testimoniano la gravità della situazione occupazionale. "A fronte di 34.519 nuove assunzioni nel 2022 – spiega la Cgil di Ascoli – solo 3385 sono state a tempo indeterminato (il 9,8% del totale), con un decremento del 5,7% rispetto allo stesso dato dell’anno precedente. Mentre le assunzioni a termine sono state 12.828 (37,2% del totale), in crescita del 8,4% rispetto all’anno precedente; 4854 le assunzioni in somministrazione (14,1%), in crescita del 13,4% rispetto al 2021; 6633 le assunzioni intermittenti del 2022 (19,2% del totale), in crescita addirittura del 25,7% rispetto al 2021. Una marea di precari insomma". Duro il commento di Barbara Nicolai, segretaria generale della Cgil Ascoli Piceno: "Una provincia nella quale è difficilissimo trovare un lavoro stabile è una provincia che verrà sempre di più abbandonata dalle giovani generazioni, e questo non possiamo permetterlo. I dati ci spingono a chiedere alle Istituzioni locali, da subito, l’apertura di un tavolo sullo sviluppo".

Vittorio Bellagamba