
Stasera grande chiusura per la rassegna ‘Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi’. A esibirsi, per l’ultima serata della kermesse,...
Stasera grande chiusura per la rassegna ‘Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi’. A esibirsi, per l’ultima serata della kermesse, sarà Giacomo Poretti con ‘Fare un’anima’: un viaggio teatrale che invita a riscoprire le grandi domande dell’esistenza con ironia e profondità. "Proprio in un mondo come quello di oggi – spiega l’attore e regista - dove certe domande tendono a sparire, e ci interessa solo il benessere, la carriera, la performance, è importante tornare al pensiero degli antichi. Nessuno si pone più le domande basilari, quelle di una volta: ’Da dove veniamo, che scopo abbiamo nella vita?’".
Poretti, cosa ha significato cercare ‘l’anima’ in tempi così disincantati?
"Oggi significa provare a riportare l’attenzione su qualcosa che abbiamo quasi cancellato. Puoi rispondere quel che vuoi che veniamo dal caso, da Dio, dagli alieni… Il problema è che non ci si pone più la domanda. È un problema molto pratico: l’esistenza".
Lei viene da un percorso comico molto popolare. ‘Fare un’anima’ è invece più filosofico. È stato un passaggio naturale?
"Abbastanza: dopo più di trent’anni di carriera in tre, ognuno di noi ha un percorso parallelo. Nel mio caso, il teatro. Però la comicità non l’ho mai abbandonata. Questo spettacolo è una commedia con delle riflessioni più profonde".
Ha detto spesso che la comicità può essere una forma di ‘resistenza’. È così oggi?
"Ho molta fiducia nel comico se non usa solo il cinismo, cosa oggi molto diffusa. L’ironia vera è una forma di intelligenza: fa ridere perché smaschera i comportamenti e può dire qualcosa di sensato, anche più della politica, che ormai è diventata solo uno scontro da stadio".
Cosa significa per lei partecipare a una rassegna come La Milanesiana?
"È il secondo anno che partecipo e mi ha portato lontano. Il tema dell’intelligenza è molto interessante: si pensa subito all’intelligenza artificiale, che trovo una fascinazione un po’ diabolica. Ma poi ci sono anche tanti altri modi di parlarne".
Qual è il consiglio più importante per un giovane attore oggi?
"Consiglio di tenere duro e di passare per il teatro, luogo che si crede dimenticato, ma in realtà è vitale".
Come vede il futuro della satira e del cabaret in un’epoca dominata dai social?
"Ci sono bravissimi comici sui social, ma molti hanno paura del live. Consiglio di superare questa paura, perché è essenziale e formativo, un’esperienza fondativa".
Valeria Eufemia