Premio Mioli al lavoro dell’equipe di Nefrologia

Fioravanti: "Un nuovo approccio grazie al quale il paziente riesce ad avere meno complicanze"

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Premio ‘Vittorio Mioli’ per uno dei quattro lavori scientifici presentati dall’equipe dell’unità operativa complessa di nefrologia e dialisi dell’Area vasta 5 al 59esimo convegno interregionale della società italiana di nefrologia. Nel corso di quest’ultimo, svoltosi il 10 e 11 giugno scorsi a Viterbo, sono state presentate, dopo essere state selezionate dal comitato organizzatore, quattro pubblicazioni del gruppo infermieri e medici del reparto ascolano diretto da Giuseppe Fioravanti. Ad una di queste è stato assegnato il premio ‘Vittorio Mioli’ che viene conferito alla migliore comunicazione in ambito infermieristico. La comunicazione vincitrice, presentata dai dottori Antonella Chiodi, Vanessa Reali, Jessica Cameli, Lorena Furbo e Vincenzo Trovarelli, ha come titolo ‘Revisione critica dopo implementazione dell’ago cannula per la punzione della Fav’’. In sostanza, si tratta di una metodica, più sicura e tollerabile, di punzione della fistola artero venosa, che è l’accesso al flusso sanguigno dei pazienti nefropatici tramite il quale viene effettuato il trattamento emodialitico. "Annualmente si svolge il congresso interregionale della società nazionale di nefrologia – dice Fioravanti – al quale vengono inviati i lavori scientifici da parte delle regioni che ne fanno parte. C’è un comitato che valuta questi lavori e assegna il premio al migliore. Mioli, di Ancona, è stato uno dei padri fondatori della nefrologia marchigiana e dopo la sua morte è stato istituito il premio in suo onore. Delle quattro pubblicazioni che ha presentato la nefrologia di Ascoli, ne è stata selezionata una. La fistola artero venosa è un accesso vascolare che serve al dializzato per poter eseguire la sua seduta dialitica. Si fa in genere sul braccio e deve essere trattata con molta cura perché con questa fistola il paziente riesce a sopravvivere, altrimenti avrebbe delle serie difficoltà per il trattamento dialitico. Quello che è stato trattato con questo lavoro è un nuovo approccio grazie al quale il paziente riesce ad avere meno complicanze".

"Siamo riusciti a presentare quattro lavori – continua Trovarelli – e questo è un buon risultato di gruppo perché pochi Centri sono stati in grado di farlo. Sono stati anni difficili, ma nonostante ciò abbiamo voluto riservare il nostro tempo non assistenziale per portare avanti la produzione scientifica". "Questo lavoro – conclude la Chiodi – è nato dalla voglia di sperimentare e fare una revisione critica avendo a disposizione, da quattro anni nella nostra unità operativa, questi nuovi tipi di device. Abbiamo voluto confrontarli con l’ago fistola e valutare i lati positivi. Essendo una cannula in plastica, una volta inserita dà la possibilità al paziente di muoversi e di raggiungere vasi profondi. E’ dunque uno strumento utilissimo".

Lorenza Cappelli