DOMENICO CANTALAMESSA
Cronaca

Privacy di una paziente violata. Garante condanna l’ospedale: multa da 17mila euro

La donna, dopo aver fatto una visita specialistica, era andata allo sportello per ritirare la certificazione da consegnare al datore di lavoro: nel documento c’era pure il timbro del reparto del Mazzoni di Ascoli

La donna, dopo aver fatto una visita specialistica, era andata allo sportello per ritirare la certificazione da consegnare al datore di lavoro: nel documento c’era pure il timbro del reparto.

La donna, dopo aver fatto una visita specialistica, era andata allo sportello per ritirare la certificazione da consegnare al datore di lavoro: nel documento c’era pure il timbro del reparto.

Ascoli, 4 febbraio 2025 – L’ospedale ‘Mazzoni’ di Ascoli è stato condannato a pagare una multa per il mancato rispetto di alcune norme in relazione alla privacy. La sanzione è stata inflitta dal garante dopo la segnalazione di una cittadina, che si è rivolta all’ente di tutela della riservatezza in seguito ad un episodio avvenuto alcuni mesi fa. Le norme sulla privacy sono diventate sempre più stringenti soprattutto dopo l’entrata in vigore del regolamento europeo sulla protezione dei dati. I fatti sono questi. La donna, dopo aver fatto una visita specialistica, è andata allo sportello per ritirare la certificazione che attestava la sua presenza in ospedale, da consegnare poi al datore di lavoro per giustificare la propria assenza in ufficio. Al momento di prendere il documento, però, si è accorta che lo stesso riportava, oltre al nome dell’ospedale Mazzoni, anche il nome del reparto in cui si era svolta la visita (ad esempio Ortopedia, Ginecologia, Psichiatria e via dicendo), il timbro del reparto e la firma del medico di riferimento. La cosa ovviamente non poteva farle piacere perché il documento lo avrebbe poi dovuto presentare al proprio datore, o comunque alla segreteria, e l’indicazione del reparto avrebbe fornito un’informazione superflua e inutile al personale che lo avrebbe preso in consegna; avrebbe anzi leso il diritto della cittadina alla privacy e a non mettere al corrente il datore di lavoro e gli impiegati in quale ambito stava svolgendo degli accertamenti.

Il regolamento della privacy, soprattutto per chi gestisce molti utenti come enti pubblici o grandi aziende, si basa sul principio della minimizzazione, secondo il quale chi tratta i dati è tenuto a diffondere della persona soltanto le informazioni strettamente necessarie, riducendole al minimo indispensabile. La donna ha chiesto al personale del Mazzoni di attivarsi per rimuovere la dicitura riportata nel foglio, ma gli operatori dello sportello non sono stati in grado di trovare un’alternativa all’intestazione del documento, senza riuscire quindi a risolvere il problema. Così la donna si è rivolta all’ufficio dell’ospedale che gestisce le situazioni relative alla privacy, ma anche qui non ha trovato le necessarie risposte. A questo punto si è trovata costretta a fare appello al garante della privacy, che ha condannato il comportamento dell’ospedale sottolineando "l’illiceità del trattamento dei dati personali effettuato dell’Aziennda Sanitaria Territoriale di Ascoli" e applicando una multa di 17mila euro, invitando infine la struttura sanitaria a provvedere a modificare le intestazioni di tutti i documenti da consegnare ai cittadini, nel rispetto del regolamento europeo e dei diritti sulla riservatezza dei dati.