Progettato nell’era fascista, pronto nel ’52

Ecco la storia del Palazzo di Giustizia di Ascoli: nei lavori effettuati nel 1956 per il nuovo assetto della strada venne alla luce il ’tablinum’

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La storia del Palazzo di Giustizia di Ascoli in piazza Orlini inizia nel 1937 quando in un discorso alla ’Camera fascista’ l’onorevole Cobolli Gigli annunciò che nell’esercizio finanziario 1940-1950 era compresa la spesa per la sua costruzione. A ricordare le origini sono gli scritti che campeggiano nell’androne del tribunale a firma dello storico ascolano Giannino Gagliardi. Nel 1935 l’ingegner Giuseppe Gaspari Pellei del Genio Civile di Ascoli presentò il disegno dell’edificio. Le sue scelte progettuali, che si rifacevano al modello di edilizia giudiziaria ideato da Marcello Piacentini e da Gaetano ed Ernesto Rapisardi (che progettarono, tra gli altri, i palazzi di giustizia di Milano e Palermo) vennero riviste ma non stravolte su indicazione del Ministero dei Lavori Pubblici dall’architetto Emanuele Mongiovì (direttore dei lavori), che coniugò le esigenze funzionali con quella monumentale che caratterizzava l’architettura di regime. Il 23 febbraio del 1939 iniziarono i lavori da parte dell’impresa Fortunato Borghi di Ancona.

Il Ministero stanziò un milione di lire per il primo lotto per la costruzione del nuovo palazzo che terminarono un anno dopo, a febbraio 1940. La guerra fece interrompere la costruzione dell’edificio fino all’11 ottobre 1945. Nel 1952, quando già diversi spazi erano stati realizzati, il sottosegretario alla Giustizia Tosato comunicò all’allora sindaco di Ascoli Orlini che al Comune erano stati concessi 5 milioni per l’arredamento del Palazzo di Giustizia che fu consegnato ufficialmente il 10 dicembre 1952. All’inaugurazione avvenuta il 14 novembre 1954 intervenne l’allora ministro di Grazia e Giustizia Michele Di Pietro. A questo evento seguirono altri interventi per la sistemazione delle adiacenze del palazzo di Giustizia di Ascoli. Nel corso dei lavori effettuati nel 1956 per il nuovo assetto della strada della zona retrostante l’edificio venne alla luce il ’tablinum’, con l’emblema della giovinezza e della vecchia, oggi in mostra al Museo Archeologico di palazzo Panichi, e altri reperti significativi. L’aspetto esterno attuale lo si deve all’intervento avvenuto fra il 1958 e il 1959 quando fu realizzato il rivestimento della facciata con lastre di travertino. Il palazzo attualmente è soggetto a vincoli architettonici, ma non di destinazione, per cui la proprietà potrebbe anche destinarlo ad uso diverso dall’amministrazione della giustizia, ma senza modificare gli interni.

Peppe Ercoli