Inchiesta sul vino, in sette nei guai: rinviati a giudizio

Devono rispondere, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio, alla contraffazione di prodotti e alla falsità in registri. I reati si riferiscono al periodo dal 2013 al 2018

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di Fabio Castori

Avrebbero venduto alla catena di supermercati Eurospin Lazio circa un milione litri di vino bianco generico, spacciandolo per verdicchio dei Castelli di Jesi doc, contraffacendo l’indicazione geografica e la denominazione di origine del prodotto. Per questo motivo sono stati rinviati a giudizio in sette: Antonio Cocci, 55 anni, di Ascoli; Domenico Cellini, 61 anni, di Venarotta; Emidio Baldassarri, 67 anni di Castorano; Anna Maria Silvestri, 41 anni, di Montalto; Maria Ceccarelli, 80 anni, di Montalto; Massimo Cocci, 45 anni, di Montalto; Federica Bruni, 48 anni, di Monsampolo del Tronto.

Gli imputati, difesi dagli avvocati Stefano Chiodini, Massimo Di Bonaventura, Eugenio Galassi, Alfredo Ricucci, e Raffaella De Vico, saranno chiamati a rispondere a vario titolo, davanti al Collegio Penale del Tribunale di Fermo, di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio, alla contraffazione di prodotti e alla falsità in registri. I reati si riferiscono al periodo che va dal 2013 al 2018 quando, secondo gli inquirenti, Antonio Cocci, quale amministratore di fatto delle società "Piceno Food" e "Tenute del Borgo", avrebbe organizzato il raggiro attraverso gli altri sei complici. Il gruppo di venditori, da quanto emerso dalle indagini del Dipartimento dell’ispettorato centrale della tutela della qualità dei prodotti alimentari di Ancona, coordinate dalla Procura della Repubblica di Fermo, avrebbe acquistato regolarmente vino bianco generico dal fornitore e poi lo avrebbe immesso sul mercato come falso verdicchio dei Castelli di Jesi doc. Gli imputati avrebbero ingannato per alcuni anni gli acquirenti, ovvero la catena di supermercati Eurospin Lazio che aveva acquistato nel tempo circa un milione litri di vino taroccato. Sempre secondo gli inquirenti, alcuni degli imputati avrebbero contraffatto le fatture di vendita e i documenti di trasporto emessi, con l’indicazione di "Verdicchio doc", anziché di vino bianco generico, come indicato nei documenti detenuti dalla società venditrice, con conseguente falsificazione delle annotazioni sul registro e della documentazione da esibire all’autorità di controllo. Nel corso dell’udienza preliminare davanti al gip del tribunale di Fermo, la Eurospin si è costituita parte civile.

La difesa. "Il pm ha chiesto il rinvio a giudizio senza addurre motivazione – ha dichiarato Antonio Cocci – ed il Gup, ritenuta molto complessa la situazione che si è creata, ha deciso il rinvio a giudizio presentando però per il dibattimento un fascicolo a ‘contenuto minimo’ cioè svuotato da tutte la documentazione artatamente creata dall’Ufficio Repressione Frodi che ora dovrà dimostrare le accuse con prove concrete. In questo senso sono anche soddisfatto per l’apertura di un fascicolo penale verso l’Ufficio Repressione Frodi a seguito della denuncia da me presentata".