Quintana, manca una vera scuola di cavalieri locali

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Caro lettore, è proprio di questi giorni la notizia dell’affermazione nel palio di Valfabbrica del nostro cavaliere Lorenzo Melosso, ascolanissimo, come suo padre che gareggiò e vinse in diverse Quintane negli anni ‘90. Poco fa lo stesso Melosso si impose in un’altra giostra, tra le più importanti, quella di Foligno. È un grande prestigio per tutto il movimento quintanaro ascolano, per cui mi sembra che qualcosa si sia mosso nel corso dei decenni. Certo, per una vera a propria scuola ascolana di cavalieri ci vuole molto tempo. Ci sono alcune zone d’Italia che hanno radicata la tradizione cavalleresca da secoli: una di queste è la Sardegna, mentre più vicino a noi c’è l’Umbria, ma anche la Toscana. Dalla zona di Foligno in particolare viene la maggior parte dei cavalieri che hanno calcato il campo dello Squarcia fin dall’esordio, negli anni ‘50, della moderna Quintana. E’ inevitabile che ci si affidi a professionisti e scuderie consolidate: ne va dello spettacolo e della bellezza della gara, che infatti negli anni è diventata sempre più competitiva e difficile, come riconosciuto più volte dagli stessi protagonisti. Quindi, in conclusione, quello che lei dice è comprensibile, ma per sviluppare un vero sistema di cavalli e cavalieri servono decenni, secoli; non si inventano o si costruiscono nel giro di pochi anni.