Rifiuti Marche, lo scandalo scuote la politica. Corruzione, una raffica di indagati

Gestione di una discarica di Ascoli nel mirino. Coinvolti imprenditori e forze dell’ordine. La difesa: nessun reato

Una foto di archivio di una discarica. Ora è bufera nelle Marche

Una foto di archivio di una discarica. Ora è bufera nelle Marche

Ascoli Piceno, 20 marzo 2022 - Avrebbe consentito guadagni per almeno 4 milioni di euro la gestione di rifiuti pericolosi e non fatta in maniera non del tutto limpida dalla Geta di Ascoli Piceno nella discarica dell’Alto Bretta. Un vantaggio di cui, secondo la Procura distrettuale antimafia di Ancona, il titolare Ivan Brandimarte avrebbe goduto grazie alla "compiacenza" di politici, amministratori pubblici e con l’aiuto anche di esponenti delle forze dell’ordine. Questo il succo dell’inchiesta che il pm Paolo Gubinelli ha dichiarato chiusa dandone comunicazione a 22 persone e a 2 società. Tutti gli indagati possono ora chiedere di essere interrogati o depositare memorie: poi il magistrato tirerà le somme. Gubinelli ha chiuso le indagini dopo che nell’autunno 2020 il gip di Ancona e il Riesame avevano respinto, per mancanza di indizi, la richiesta di misure cautelari per gli indagati di associazione a delinquere per reati ambientali; si tratta di Brandimarte e i suoi collaboratori, oltre a un agente della polizia giudiziaria e un carabiniere che avrebbero ottenuto soldi per le rispettive società sportive, una calcistica e una che impegna ragazzi ipovedenti (Torball). Quest’ultimo deve rispondere di favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio, per aver dato – secondo l’accusa – informazioni riservate a un collaboratore di Brandimarte. Tra gli indagati anche Luca e Pierluigi Vecchi della Rgl, società di Parma che procacciava alla Geta rifiuti provenienti da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, da smaltire nel Piceno secondo la Dda senza troppi controlli, anche riguardanti la radioattività.

Diversi gli indagati eccellenti per l’ipotesi di corruzione per l’esercizio della funzione e corruzione di persona incaricata di pubblico servizio. Tra questi Anna Casini, ex vice presidente della Regione Marche (ora è consigliere regionale) che avrebbe ottenuto l’assunzione di un suo collaboratore in una ditta satellite del gruppo Brandimarte. Interpellata, ha preferito non commentare così come Piero Celani, ex sindaco di Ascoli ed ex consigliere regionale avrebbe ricevuto 1.000 euro e attività di dossieraggio tramite un agente di polizia su una candidata alla lista a lui opposta nelle amministrative del 2019.

Si tratta di "accuse infondate e diffamatorie" per Mauro Gionni, l’avvocato che difende il titolare della Geta Brandimarte e i suoi collaboratori: "Il gip prima e il Riesame circa un anno fa, avevano scritto dell’infondatezza dell’accusa rigettando le richieste della Procura di misura cautelare a carico degli indagati per reati ambientali. Per questo – commenta – tale prosecuzione, dopo oltre un anno, lascia dubbi e perplessità. La Geta dimostrerà la sua innocenza, cosi come lo faranno i suoi dipendenti. Nessun favore è stato ricevuto dalla politica. Per dirla tutta, la Geta è a credito con i 33 comuni della provincia di Ascoli".