Rischio idrogeologico nel Piceno: fiume Tronto, 1.700 aree in dissesto

Secondo la relazione dell’Autorità di Bacino il sistema del corso d’acqua è inadeguato a contenere portate di piena: per cercare di porre riparo si procede a rimboschimento e interventi di messa in sicurezza

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Sono anni che si cerca di mitigare nel Piceno il rischio idraulico che, con connotazioni diverse, investe parte del territorio del bacino del fiume Tronto. Secondo la relazione disponibile sul sito dell’Autorità di Bacino "il sistema idraulico del Tronto, risulta - in particolare in alcuni tratti di fiume, dalla città di Ascoli alla foce - inadeguato a contenere portate di piena di eventi caratterizzati da un tempo di ritorno che sulla base di dati storici è compreso tra qualche decennio e oltre i duecento anni". Nel territorio del bacino idrografico del fiume Tronto sono state individuate e censite oltre 1700 aree di versante in dissesto (aggiornate a seguito delle osservazioni) caratterizzate da diversi livelli di rischio e di pericolosità. Per porre riparo si procede con interventi di rimboschimento, interventi di sistemazione idraulico-forestale estensivi, di sistemazione idraulico-agraria. Ma anche altri corsi d’acqua della provincia meritano attenzione, come testimoniano le relazioni tecniche delle Autorità di bacino competenti.

Per quanto riguarda l’Albula, le dinamiche di erosione ed esondazione interessano le zone industriali di Acquaviva e San Benedetto e le relative viabilità mentre, nel centro abitato di San Benedetto, le tracimazioni all’altezza dei ponti potrebbero coinvolgere il centro abitato in cui insistono residenze, attività commerciali e l’ospedale. I rischi principali riferiti all’Aso sono presenti lungo la zona di foce, in cui sono interessati dallo scenario di esondazione parte degli abitati di Altidona e Pedaso. "Inoltre, i processi di erosione stanno seriamente compromettendo la stabilità delle sponde in alcune zone dei Comuni di Pedaso, Altidona, Force, Ortezzano, Comunanza e mettendo a rischio alcune attività produttive e importanti infrastrutture stradali quali la SP 104". Le zone a rischio storicamente più colpite dagli eventi alluvionali del torrente Menocchia sono Villa Santi di Massignano, la zona industriale Montefiore dell’Aso e il tratto terminale del corso d’acqua dal ponte dell’A14 alla foce. Particolarmente vulnerabili sono quasi tutti gli attraversamenti a monte del ponte dell’A14 in modo particolare quelli della SP 142 all’altezza della frazione di Villa Santi di Massignano e SP 91 a Montefiore dell’Aso, a rischio di cedimento strutturale a causa dello scalzamento laterale delle spalle dei ponti. Per quanto riguarda il Tesino, le acque di esondazione interessano le zone industriali e produttive degli abitati di Grottammare (Bore Tesino, Valtesino) e Ripatransone (San Salvatore, Cabiano). La presenza di un ponte tubo all’altezza della zona industriale di Grottammare, con presenza di pile in alveo, riduce la sezione utile di deflusso del corso d’acqua. Per quanto concerne i processi di erosione spondale, i rischi sono maggiormente presenti nella zona industriale del Comune di Offida (Santa Maria Goretti e area ex CPM) lungo tutta la viabilità in destra idrografica del torrente; particolarmente critica la situazione dell’attraversamento comunale a monte della Località di Ponte Tesino. Inoltre nella zona più montana, i processi di scalzamento delle sponde fluviali sono tra le principali concause del dissesto idrogeologico del tipo frana che coinvolge l’abitato di Rotella.

Peppe Ercoli