San Benedetto, prof porta un dolce ai carabinieri dopo il blitz antidroga

Il dono di un’insegnante che risiede nella zona interessata dall’operazione. Denunce e segnalazioni anche di minorenni

Carabinieri in azione  in via San Martino nella notte  tra sabato e domenica

Carabinieri in azione in via San Martino nella notte tra sabato e domenica

Ascoli, 19 novembre 2019 - L’operazione antidroga condotta dai carabinieri della compagnia di San Benedetto nel cuore della movida, durante la notte di sabato, ha suscitato molti apprezzamenti da parte della cittadinanza con post sulle pagine Facebook, ma c’è chi è andato oltre. Una docente che abita nella zona interessata dall’operazione, lo ricordiamo, in un bar di via San Martino, ieri mattina si è presentata in caserma con un ciambellone fatto in casa per dire grazie ai carabinieri.

Un gesto di grande valore umano, segno di stima e vicinanza ai militari dell’arma che rappresentano le Istituzioni. Grande soddisfazione e senso di gratificazione hanno manifestato i militari presenti in caserma che hanno ringraziato la signora a nome di tutti i carabinieri del Comando Provinciale di Ascoli. I risultati conseguiti durante l’operazione hanno evidenziato, purtroppo, che l’acool e la droga stanno devastando sempre più persone molto giovani, perfino minorenni. Le autorità sanitarie, dal punto di vista medico parlano di fenomeno devastante.  

«La cocaina è arrivata anche tra i minorenni, alcuni anche di età inferiore ai 16 anni – afferma il dottor Claudio Cacaci, responsabile del Servizio Territoriale Dipendenze Patologiche di San Benedetto –. Ad aggravare il fenomeno anche l’alcool, che i ragazzi bevono, associato alla cocaina, per creare un metabolita che si chiama cocaetilene, che aumenta gli effetti della droga. Chi inizia con la cocaina poi passa anche alle altre sostanze, con danni inimmaginabili. I giovani non considerano la Cannabis una sostanza stupefacente, ma provoca affetti devastanti al cervello e lo stesso vale anche per l’hashish. L’encefalo dei ragazzi viene destabilizzato».  

Al centro ex Sert dell’ospedale di San Benedetto, spesso arrivano genitori che accompagnano i loro figli dopo aver scoperto la drammatica realtà. A segnalare al Centro del Servizio Territoriale è la Prefettura, quando riceve la comunicazione delle forze dell’ordine che sorprendono i giovani ad acquistare o a fare uso di droghe, ma avviene anche che, talvolta, sono gli stessi genitori che si affidano all’autorità sanitaria per affrontare il grave problema in cui si sono cacciati i figli. «In primo luogo facciamo una diagnosi– aggiunge il dottor Claudio Cacaci –. A seguire facciamo una valutazione delle condizioni fisiche, anche attraverso una dottoressa specializzata in Neuropsichiatria Infantile, poi fa seguito la verifica dei danni prodotti fin lì dall’uso di stupefacenti, in particolare al cervello, oltre che agli altri organi. Quando abbiamo un quadro chiaro della situazione, iniziamo con il trattamento».