San Benedetto del Tronto, inseguimento, speronamento e rissa

Pomeriggio di paura in riviera, per un presunto regolamento di conti. Una persona all'ospedale, tre rischiano di essere arrestati

L’epilogo della vicenda a Centobuchi

L’epilogo della vicenda a Centobuchi

San Benedetto del Tronto (Ascoli), 8 maggio 2018 - Prima l’inseguimento, poi lo speronamento fra due autovetture, quindi la scazzottata fra gli occupanti, il ferimento di uno dei tre contendenti e poi il trasporto all’ospedale del contuso e il fermo dei due aggressori.

Davvero un episodio a dir poco movimentato quello accaduto nel primo pomeriggio di ieri alla periferia est di Centobuchi, non distante dalla prima rotatoria lungo la vecchia Salaria. I carabinieri della locale stazione e quelli della compagnia di San Benedetto sono intervenuti ed hanno cercato subito di capire il movente di tanta aggressività, che ha visto coinvolti padre e figlio di nazionalità tunisina, che viaggiavano a bordo di una delle vetture ed un ragazzo di nazionalità albanese, il quale viaggiava a bordo della sua auto in compagnia di una ragazza di Centobuchi, che è rimasta illesa e fuori dal parapiglia.

La complicata vicenda ha avuto il suo epilogo nel piazzale di fronte al capannone della ditta Vagnarelli. I due automobilisti si sarebbero inseguiti e poi speronati all’ingresso di Centobuchi. Scesi dalle auto si è scatenata una furibonda rissa che ha visto coinvolti i due tunisini da una parte e il ragazzo albanese dall’altra, che ha avuto la peggio e che, dopo le prime cure ricevute a bordo dell’ambulanza della Croce Rossa, è stato trasportato all’ospedale di San Benedetto.

I militari dell’arma, invece, hanno ascoltato i due cittadini tunisini e poi l’hanno caricati a bordo della vettura di servizio e l’hanno portati nella caserma a disposizione dell’autorità giudiziaria. Ora rischiano di essere arrestati tutti e tre, a vario titolo per violenza privata, danneggiamento e lesioni personali per i tunisini e l’albanese per non aver rispettato gli obblighi imposti, poiché aveva il permesso per recarsi a lavoro, invece è andato sotto casa della famiglia tunisina dove abita la sua ex ragazza.

La causa dell’accaduto, però, potrebbe non essere solamente questa. Qualcuno sul luogo della rissa, proprio mentre era in atto il parapiglia, avrebbe sentito parlare di auto date alle fiamme. In effetti il ragazzo albanese, in passato, è stato coinvolto in un’indagine relativa ad atti vandalici che hanno visto un paio di auto distrutte da un incendio doloso e la famiglia di tunisini avrebbe subìto l’incendio di due auto. Sono elementi ancora in corso di valutazione da parte degli investigatori.