Sciopero dei pescatori nelle Marche, tensione in riviera

Buona parte dei sambenedettesi avrebbre preferito andare in mare, poi la decisione di rimanere fermi: "Speculazione sul gasolio"

Tensione al porto

Tensione al porto

Ascoli, 24 maggio 2022 - Buona parte dei pescatori sambenedettesi, domenica notte, avrebbe preferito prendere il mare e non aderire allo sciopero, nonostante i costi proibitivi del carburante. Alle 23,30 è poi arrivata la ’spedizione’ delle marinerie di Pescara, Vasto, Termoli, Civitanova Marche, Porto San Giorgio che dopo un’animata discussione sulla banchina di riva, ha convinto i pescatori locali a restare in porto. Stop della pesca dalle Marche alla Puglia, mentre i pescatori del Tirreno sembrano intenzionati a lavorare, per ripicca contro i pescatori dell’Adriatico accusati d’aver fatto saltare lo sciopero nazionale di due mesi fa. Una guerra tra poveri. Le ragioni della protesta, che potrebbe durare anche una settimana, sono sempre le stesse, i costi elevati d’esercizio e in particolare del gasolio.

Caro-gasolio, pescatori sul filo dello sciopero - "Governo indifferente, pronti alla serrata"

«Nel 2008, quando facemmo un altro sciopero contro il caro gasolio, il barile costava 150 dollari e alla pompa lo acquistavamo a 80 centesimi. Adesso il barile va a 110 dollari e ci viene venduto a 1,20 euro – affermano i pescatori che ieri mattina facevano capannelli nel porto – Qualcosa non quadra. Una speculazione ingiustificata". Francesco Caldaroni, coordinatore nazionale degli armatori, domenica notte era a San Benedetto: "La situazione è molto critica, con la nafta a 1,20 euro le barche non possono andare a mare. Due mesi fa ci sono state fatte promesse dal Governo che non sono state mantenute". A proposito della ’spedizione’ fatta dalle altre marinerie a San Benedetto, Caldaroli minimizza: "Piccoli momenti di tensione, qualche spintone, ma rientra nella dialettica del mondo marinaro. Nessuno si è fatto male".

Appena si è saputo del blitz delle altre marinerie nel porto di San Benedetto, la questura di Ascoli ha fatto convergere personale del reparto mobile, del commissariato, dei carabinieri, della guardia di finanza e della capitaneria di porto. Un paio d’ore di discussione, tra contrari e favorevoli allo sciopero, poi la decisione di rimanere in porto in attesa di notizie. Ieri pomeriggio ci sono stati due incontri a Roma, con il sotto segretario alla Pesca, Francesco Battistoni: il primo con le Associazioni di categoria e il secondo con le delegazioni delle marinerie in sciopero. Due mesi fa fu promessa l’adozione di un provvedimento ministeriale d’urgenza a sostegno finanziario delle imprese di pesca colpite, prima dalla pandemia ed ora dalla crisi energetica. L’ipotesi era di stanziare 20 milioni di euro con la velocizzazione delle liquidazioni degli indennizzi. Dopo due mesi nessuno ha visto nulla.