SCUOLA MONSAMPOLO

Si può manifestare tramite e-mail, blog, chat, social, siti web. Solo una vittima su 10 ne parla a un adulto

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Molto spesso a scuola sentiamo parlare di cyberbullismo, tra pagine di libri, fatti di cronaca, incontri. Il cyberbullismo può essere definito come bullismo online, che si può manifestare tramite e-mail, blog, chat, social, siti web. Mentre il bullismo tradizionale avviene di solito in luoghi e momenti specifici, il cyberbullismo investe la vittima ogni volta che si collega al mezzo elettronico utilizzato dal cyberbullo. Il "carnefice" pensa di restare impunito e non identificabile, perciò può continuare a tormentare la vittima. Il problema diventa più ostico se il cyberbullo è anonimo e la vittima non sa a chi rivolgersi. Il cyberbullismo può essere molto pericoloso anche perché è molto difficile riuscire a rimuovere completamente i contenuti offensivi, denigranti, minacciosi sparsi in rete. Ecco alcune forme del cyberbullismo: Flaming (messaggi violenti e offensivi), offese con insulti volgari attraverso i social; Cyberstalking molestie, denigrazioni, persecuzioni e minacce ripetute per impaurire la vittima; Denigration (denigrazione), diffusione di voci e pettegolezzi spesso falsi; Impersonation (sostituzione di persona), furto d’identità della vittima in modo da rovinare la sua reputazione; Exclusion (esclusione), esclusione della vittima dalla vita sociale. Tra le conseguenze troviamo vergogna, imbarazzo, isolamento sociale della vittima, senza tralasciare varie forme depressive, attacchi di panico e atti estremi come il tentativo di suicidio. Il cyberbullismo genera, quindi, ferite inguaribili proprio perché il fenomeno si autoalimenta ed è impossibile da controllare per il singolo. Il cyberbullo vuole prendere di mira chi è ritenuto ‘diverso’, solitamente per l’aspetto estetico, timidezza, orientamento sessuale. Secondo un’indagine un ragazzo su 10 è stato anche ‘carnefice’. Una ragazza su 3 (28,4%) teme di essere adescata online. Il cyberbullismo colpisce di più le ragazze: il 12,4% delle giovani ammette di esserne stata vittima, contro il 10,4% dei ragazzi. A questo si somma la sofferenza provocata dai commenti a sfondo sessuale, subìti dal 32% delle ragazze, contro il 6,7% dei ragazzi. Tra le molestie online, le provocazioni in rete, conosciute come ’trolling’, disturbano il 9,5% degli adolescenti, ma colpiscono di più i maschi. Solo una vittima su 10 racconta ad un adulto di essere vittima di cyberbullismo. Il 18 giugno 2017 è entrata in vigore la nuova legge che si occupa del fenomeno. Questa prevede che il minore vittima di cyber bullismo può chiedere al gestore del sito internet o del social media o al titolare del trattamento di oscurare, rimuovere o bloccare i contenuti diffusi in rete. Ma anche il bullo ha bisogno di supporto adeguato, di opportunità per imparare a gestire la sua emotività.