"Senza pesce fresco reggiamo poco Se continua, costretti a chiudere"

I ristoratori della riviera preoccupati dallo sciopero dei pescherecci: "Ne abbiamo importato un po’ dalla Croazia ma per il fine settimana potrebbe finire anche quello. No al prodotto congelato"

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C’è malumore tra i ristoratori sambenedettesi. Lo sciopero di una settimana dei pescatori sta mettendo in seria difficoltà i locali che lavorano esclusivamente con il pesce fresco e che non ci pensano minimante di utilizzare pesce congelato o surgelato, a costa di abbassare le saracinesche dei locali nei prossimi giorni. E’ parere unanime, dato il particolare momento, la non condivisione dello sciopero nel modo in cui viene attuato, penalizzando oltremodo l’indotto della ristorazione. "Non siamo stati minimante avvisati – afferma Federico Palestini titolare del ristorante "Caserma Guelfa" di Porto d’Ascoli –. La notizia ci è arrivata a sciopero iniziato dai commercianti di pesce che non erano più in grado di rifornire le nostre attività, dopo che abbiamo preso impegni con i clienti che hanno prenotato. Questo non mi pare giusto. Anche noi ristoratori siamo in difficoltà per l’aumento del gas, dell’elettricità e chiediamo la riduzione dei costi, ma non per questo decidiamo di chiudere tutti i ristoranti italiani. Dopo il Covid, gli aumenti delle bollette, la guerra, adesso ci si mettono anche i pescatori. Non contesto lo sciopero che è un diritto, ma avrebbero potuto fare una rotazione dei pescherecci, almeno per garantire un minimo di prodotto per far tirare avanti i ristoratori cittadini. Per la settimana in corso ho chiesto al mio fornitore di far arrivare le diverse varietà di pesce dalla Croazia".

Secondo alcuni operatori, circola voce che qualche pescatore sarebbe andato dagli importatori, a chiedere di bloccare l’arrivo di pesce da fuori per rendere la protesta ancora più incisiva. Attilio Camaioni, titolare del ristorante "Danubio" su via dei Mille a Porto d’Ascoli, in questi giorni è chiuso per lavori di ristrutturazione, ma venerdì è programmata la riapertura. "Non siamo contenti di questo sciopero, dovremo rivolgerci fin da ora ad importatori per avere pesce che arriva dall’estero, ma non è la stessa cosa. Noi lavoriamo principalmente con pesce locale che vado a comprare in porto. Per qualche giorno si può sopportare, ma poi saremo costretti a chiudere".

Tonino Pistonesi, titolare del "Tropical", storico locale sul lungomare di Grottammare, racconta che ieri è andato a comprare pesce di importazione per lavorare. "Ho acquistato pesce pescato e allevato che arriva dalla Croazia, dall’Olanda, dalla Francia. Pesce di qualità, ma non è il nostro dell’Adriatico. La frittura di paranza non si può fare. Si rischia che la prossima settimana non avremo pesce neppure di importazione, questo si mormora negli ambienti, quindi si rischia di chiudere". La titolare del ristorante la Magnana non ha dubbi: "Finito il pesce fresco chiudiamo. Non ci sono altre soluzioni".

Marcello Iezzi