
La studentessa della classe 3S del Liceo scientifico sportivo ‘Rosetti’ Silvia Rea D’Apice
Ascoli Piceno, 21 giugno 2025 – Una testimonial d’eccezione per avvicinare i giovani al mondo arbitrale. Attraverso il progetto scolastico ‘Capolavoro’, uno dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (pcto), Silvia Rea D’Apice ha potuto conoscere il mondo dell’arbitraggio calcistico.
Un amore a prima vista per la studentessa della classe 3S del Liceo scientifico sportivo ‘Rosetti’ di San Benedetto. Oggi il giovane arbitro della sezione Aia sambenedettese ha esordito diventando un simbolo per i vertici della classe arbitrale nazionale. "All’inizio cercavo solo un’attività extracurricolare per i crediti – racconta Silvia Re D’Apice –. Non volevo fare qualcosa di troppo classico, poi quando ho visto il corso di arbitraggio la mi ha incuriosito anche se ero un po’ scettica. Se non l’avessi fatto, oggi posso dire con certezza che avrei commesso un grande errore".
Nel percorso portato avanti il giovane arbitro ha potuto trovare un ambiente in grado di farla sentire subito accolta e soprattutto parte di una comunità. Il tutto chiaramente basato sulle regole e la tecnica da utilizzare in campo. "Il mio designatore Stefano D’Angelo (designatore della categoria giovanissimi del settore giovanile ndr) ha creduto in me e mi ha guidata passo dopo passo – prosegue –. Anche i miei colleghi, alla prima esperienza come me, sono stati fondamentali. Ci siamo supportati a vicenda. Alla mia terza partita ho estratto il primo cartellino. Era una delle mie paure più grandi. Ma in quel momento ho capito che ne ero capace. Che potevo gestire la responsabilità. E lì è cambiato tutto. L’arbitraggio ti costringe a prendere decisioni rapide. A mantenere la calma. A non indietreggiare. Ti insegna a credere in te stessa, affrontando il giudizio, le critiche e nell’evitare di farti travolgere. È così che si impara a stare al mondo".
Essere arbitro significa imparare ad ascoltare, decidere, mediare, reagire con lucidità anche nei momenti più tesi. "Anche se dai il massimo – conclude –, qualcuno avrà sempre qualcosa da ridire. E allora devi contare su te stessa. Ogni fischio è una scelta. E ogni scelta ti costruisce. Sono entrata pensando fosse solo un’attività extra. Ora sento di aver trovato qualcosa che fa parte di me". L’esempio di Silvia ha inorgoglito i vertici dell’Aia di San Benedetto. "Siamo orgogliosi di vedere giovani come lei intraprendere questo percorso con impegno e passione – dichiara Stefano Allievi, presidente della sezione sambenedettese –. Il progetto Capolavoro ha dimostrato ancora una volta quanto l’arbitraggio possa essere una scuola di vita. Silvia è l’esempio concreto di quanto l’Aia possa incidere positivamente nel percorso umano e sportivo dei ragazzi".