
Il punto più alto restano i playoffi di B con Sottil, poi poco altro. Otre 300 giocatori passati negli anni
La stagione appena terminata ha soltanto potuto confermare per l’ennesima volta la mancanza di programmazione, di visione a lungo a termine e soprattutto delle conoscenze necessarie per sviluppare un valido progetto calcistico. In questo Ascoli Calcio la progettualità non è mai stata di casa, ma quasi sempre si è ragionato sulla base di sbalzi d’umore seguendo con poca lucidità le reazioni della piazza e provando ad ottenere quel consenso scarsamente ricevuto. All’ordine del giorno ci sono state le simpatie con i proprietari e i vertici dirigenziali.
Quella famosa ‘corte dei miracoli’ di cui parlò apertamente per la prima volta l’ex ds Fabio Lupo, facendo nomi e cognomi, dopo aver rassegnato le dimissioni. Al Picchio i cambi di luna si sono susseguiti con una rapidità pazzesca. E a confermarlo sono stati i 16 allenatori cambiati (Vivarini, Zanetti, Abascal, Stellone, Dionigi, Bertotto, Rossi, Sottil, Bucchi, Breda, Viali, Castori, Carrera, Ledesma, Di Carlo, Cudini), gli 8 direttori sportivi (Tesoro, Bifulco, Polito, Lupo, Valentini, Giannitti, Righi, Sforzini), gli oltre trecento giocatori passati, partiti e qualcuno scaricato senza pietà. Una sorta di vero e proprio porto di mare. Ecco quindi che parlare di progetto tecnico, ripartenza o futuro in realtà è stato sempre un discorso utopistico.
Disputare i playoff in serie B con Sottil nel maggio 2022 alla resa dei conti si è rivelata un’illusione. Ma è nell’annata in C appena conclusa che si è toccato uno dei punti più bassi di sempre rischiando addirittura di dover giocare i playout in una categoria spesso dominata dal Picchio. Un cammino che ha riservato soltanto amarezze a non finire. Nessuno ha mai realmente creduto nella possibilità di raggiungere gli spareggi per la cadetteria. Andando avanti di partita in partita, soprattutto quelle in casa, il numero degli spettatori è via via crollato discostandosi molto dai dati statistici forniti dal club. Segno tangibile dei molti abbonati capaci di preferire il divano piuttosto che andare allo stadio e rimediare seccanti scottature. Un disamore divenuto sempre più crescente nei confronti di una delle realtà da sempre più seguite in città.
La rottura totale tra società e tifoseria organizzata nonché le ripetute contestazioni che si sono susseguite nei confronti di proprietari e dirigenti. La drammatica situazione economica del club che avanza (oggi ci sono debiti per circa 14,5 milioni) complicando ogni tentativo di cessione non ha che contribuito a rompere il giocattolo.
mas.mar.