Ascoli sede Soprintendenza archeologica. "C’è lo zampino di Sgarbi"

Il direttore museale Papetti: "Ama la nostra città e ha sostenuto la candidatura. Avere la sede qui aiuterà anche ad accelerare i tempi per i restauri"

Il direttore dei musei ascolani, Stefano Papetti (Foto La Bolognese)

Il direttore dei musei ascolani, Stefano Papetti (Foto La Bolognese)

Ascoli, 17 gennaio 2020 - C’è lo zampino di Vittorio Sgarbi, grande estimatore del capoluogo Piceno e dei suoi musei, ma soprattutto amico e concittadino del ministro Dario Franceschini, nella scelta di Ascoli quale sede della nuova Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per le Marche del sud. Non che questo sia stato l’unico motivo che abbia spinto il ministro a preferire Ascoli a Macerata e a Fermo, bensì ce ne sono altri sui quali l’amministrazione comunale ha puntato, ma sicuramente un gancio come quello del noto critico d’arte ha giocato un ruolo determinante. A coinvolgerlo affinché sposasse la causa delle ‘cento torri’ un altro grande amico di Sgarbi, il direttore dei musei ascolani, Stefano Papetti, insieme all’assessore alla cultura Donatella Ferretti e al sindaco Marco Fioravanti. Insomma, un gioco di squadra , che naturalmente ha coinvolto anche associazioni e altre realtà, che ha fatto sì che la nuova sede della Soprintendenza delle Marche del sud fosse proprio Ascoli. Sede che sarà all’ultimo piano di palazzo Panichi in piazza Arringo, dove si trova il museo archeologico statale, e che ospiterà molto presto sei o sette tra ispettori (storici dell’arte, archeologi, architetti) e funzionari amministrativi, tutti provenienti da Ancona. Professor Papetti come si è arrivati a far sì che Ascoli fosse la sede? "Il sindaco Fioravanti, l’assessore Ferretti ed io abbiamo interessato Vittorio Sgarbi affinché ci desse una mano. E lui, essendo un grande estimatore di Ascoli e dei suoi musei, oltreché amico personale di Franceschini, ha sostenuto senza esitazioni la candidatura della nostra città rispetto a quelle di Macerata e Fermo. Ora tutti vogliono prendersi i meriti, ma in realtà le cose sono andate così". Quanto è importante avere la Soprintendenza delle Marche del sud in città? "Un’importanza particolare la riveste per il fatto che siamo una zona terremotata. Avere vicini i tecnici, dagli storici dell’arte agli architetti, che devono sorvegliare e seguire gli interventi di restauro, è fondamentale per tantissimi motivi, primo fra tutti per accelerare i tempi. Anche molti edifici privati sono sottoposti al vincolo e dunque hanno bisogno dell’autorizzazione del Ministero. E poi, essere presenti sul territorio determina oggettivamente un controllo maggiore sui beni artistici e paesaggistici. Il restauro delle opere d’arte mobili e di numerosi edifici storici richiede infatti un’attenta e scrupolosa opera di supervisione da parte degli esperti ministeriali che soltanto la presenza di una sede territoriale può garantire". Ci sarà anche una ricaduta economica? "Ritengo proprio di sì. Chi da Macerata e Fermo avrà bisogno di rivolgersi a loro dovrà venire ad Ascoli creando sicuramente un indotto ulteriore. Inoltre la presenza della Soprintendenza potrebbero spingere nella direzione dell’attivazione di nuovi corsi universitari". E dal punto di vista dell’immagine della città? "Sicuramente darà una maggiore credibilità dal punto di vista artistico. Le sedi delle Soprintendenze si trovano tutte nei capol uoghi di regione. Ce ne è una a Mantova, ma parliamo di una città patrimonio dell’Unesco, e dunque questa ad Ascoli rappresenta un’eccezione. Il vantaggio di averla ci sarà anche per chi opera nel campo del restauro delle opere d’arte". Tra le varie motivazioni portate all’attenzione di Franceschini affinché scegliesse Ascoli ci sono anche nuove progettualità? "Sì, quelle che vedono Ascoli proporsi come capofila di due progetti culturali: il primo dedicato all’identità picena che coinvolgerà l’intera regione adriatica e vari centri del vicino Abruzzo, il secondo incentrato sulle presenze longobarde che sarà avviato a primavera".