REDAZIONE ASCOLI

Spaccio di droga e prostituzione . In aula una ’schiava’ della Bonifica

Un albanese di 36 anni risponde di un vasto giro di sostanze stupefacenti e di sfruttamento della prostituzione. La banda costringeva donne a prostituirsi e spacciare droga a Monteprandone e Bologna. Intercettazioni e testimonianze hanno portato all'accusa.

Di un vasto giro di sostanze stupefacenti e di sfruttamento della prostituzione deve rispondere un albanese di 36 anni che nel 2015 venne arrestato dagli agenti della Polizia di Stato al termine dell’operazione "Samba" che ha coinvolto altri tre soggetti che hanno definito la loro posizione già in precedenza. Dei fatti in questione si è occupato ieri il Collegio del tribunale di Ascoli che ha ascoltato la testimonianza di una giovane ragazza extracomunitaria che all’epoca si prostituiva lungo la Bonifica ed ha riferito delle modalità in cui svolgeva l’attività non solo nel territorio di Monteprandone, ma anche a Bologna. La giovane ha riferito che l’imputato e gli altri gestivano gli orari e i luoghi in cui dovevano prostituirsi lei e altre donne. Non di rado avrebbero subito percosse. L’incasso dovevano poi consegnarlo ai "protettori". Difeso dall’avvocato Felice Franchi, l’uomo è accusato anche di aver introdotto nel Piceno, in particolare fra Monteprandone e San Benedetto, importanti quantitativi di sostanze stupefacenti che aveva precedentemente fatto arrivare, in concorso con gli altri, dalla piazza di spaccio a Milano. Parliamo di 500 grammi di cocaina acquistata per una somma di 25.500 euro a Corsico (Milano) e fatta arrivare a marzo 2015 attraverso corrieri a Centobuchi. La droga è stata quindi spacciata a tanti acquirenti del Piceno, soprattutto in occasione dei fine settimana, quando la richiesta aumenta considerevolmente, specie riguardo la cocaina. All’albanese è contestato anche lo spaccio di 148 grammi di hashish avvenuto a maggio 2015 che facevano parte di una provvista di un chilo e mezzo della stessa sostanza che era stata nascosta sotto un cavalcavia alla fine dell’Ascoli-Mare. Nello stesso mese avrebbe fatto arrivare altri 200 grammi di cocaina che aveva nascosto in alcuni casolari delle campagne di San Benedetto e dintorni. La banda era dunque accusata anche di aver messo su un giro di prostituzione costringendo a forza di botte alcune ragazze extracomunitarie, tra cui la testimone sentita ieri, a vendere il proprio corpo a Monteprandone e a Bologna, fra marzo e maggio 2015. A far emergere il quadro accusatorio sono state essenzialmente le intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura di Ascoli, ma anche le testimonianze poi delle donne che si prostituivano per conto dell’organizzazione della quale faceva parte l’imputato.

Peppe Ercoli