Spagnulo va in Comune: "Non potete licenziarmi"

Delitto di Spinetoli, il legale: "C’è stato solo il primo grado, ci siamo opposti"

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"Non potete licenziarmi, ho bisogno di quei soldi". Giuseppe Spagnulo rivendica il diritto allo stipendio dopo che il Comune di Spinetoli, dove lavorava fino al giorno dell’arresto per l’omicidio di Antonio Cianfrone avvenuto il 3 giugno 2020, ha avviato il procedimento disciplinare volto al suo licenziamento. La causa è in corso e nei giorni scorsi l’uomo di origini pugliesi condannato all’ergastolo si è recato negli uffici comunali a Spinetoli scortato dalla polizia penitenziaria e dai carabinieri. Con lui il suo legale, l’avvocato Alessandro Angelozzi. Va ricordato che la Corte d’Assise di Macerata, nel condannarlo all’ergastolo, ha disposto nei suoi confronti la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici. "Il Comune di Spinetoli, dove il mio assistito lavorava, a seguito della condanna di primo grado ha avviato la procedura per mettere in esecuzione la pena accessoria e quindi licenziarlo, visto che è un dipendente pubblico" spiega il penalista evidenziando che "davanti alla commissione disciplinare del comune ci siamo opposti a questo licenziamento obiettando il fatto che non si è ancora in presenza di una sentenza passata in giudicato, ma c’è stato il solo pronunciamento di primo grado della Corte d’Assise di Macerata al quale, una volta depositate le motivazioni, certamente ci opporremo".

Per il Comune di Spinetoli, invece, il licenziamento è fondato anche "per la gravità delle sanzioni comminate in relazione ai reati di gravità e disvalore tali da non consentire la prosecuzione, neanche provvisoria, del rapporto di lavoro". A sostegno il Comune cita norme e pronunciamenti della Cassazione che supporterebbero il licenziamento di Spagnulo. La decisione della commissione, composta dal segretario comunale e da due funzionari, è attesa nei prossimi giorni. Dopo un periodo di prova Spagnulo era stato assunto dal comune di Spinetoli nell’ambito di un progetto di reinserimento sociale riservato a chi è stato detenuto in carcere, come accaduto al pugliese che per un periodo è stato dietro alle sbarre per scontare la pena per un altro reato. Chiaramente non si tratta di tornare al proprio posto di lavoro, cosa assolutamente impraticabile in quanto detenuto; l’obiettivo di Spagnulo è solo quello di riavere lo stipendio o parte di esso. "Ha risentito molto, economicamente, e viene meno anche la possibilità di un’integrazione alimentare non avendo fondi per provvedere" prosegue Angelozzi. Spagnulo è stato ritenuto colpevole di omicidio premeditato aggravato e porto d’arma aggravato e per questo condannato all’ergastolo. Sua moglie Francesca Angiulli è stata condannata a 16 anni.

Peppe Ercoli