Ascoli, spara alla moglie. Condannato

Tentato omicidio, 4 anni a un uomo di Roccafluvione

Spara alla moglie col fucile (foto LaPresse)

Spara alla moglie col fucile (foto LaPresse)

Ascoli Piceno, 11 luglio 2019 - Quattro anni di carcere. Questa la sentenza che il Collegio del Tribunale di Ascoli ha emesso ieri nei confronti di un 75enne riconosciuto colpevole del reato di tentato omicidio per aver sparato contro la moglie a Roccafluvione. La pubblica accusa ha chiesto la condanna a sei anni, ma i giudici si sono attestati a quattro anni rimuovendo l’aggravante di aver agito sotto l’effetto di sostanze alcoliche e di essere un forte bevitore abituale. Una condanna che non trova affatto d’accordo il difensore dell’anziano, avvocato Massimino Luzi, che ha invano cercato di far derubricare l’accusa di tentato omicidio in quella, meno grave, di minaccia.

Il penalista, udita la sentenza sfavorevole per il suo assistito, ha annunciato ricorso in Appello. Un fatto avvenuto il 14 agosto del 2018 a Roccafluvione. Quel giorno l’uomo venne arrestato dai carabinieri e posto agli arresti domiciliari a casa della sorella, visto che non era opportuno tornasse a casa con la moglie ed il figlio convivente. «Stavamo cenando in casa e si discuteva. Mio marito si è alzato, ha preso il fucile e lo ha puntato contro di me; quando mio figlio si è avvicinato al padre per disarmarlo è partito il colpo» ha raccontato la donna quando ha deposto durante il processo a carico del marito. Un vecchietto che lei ha descritto come persona dai modi spicci, che magari minacciava di fare cose brutte, «ma solo per ignoranza non per cattiveria vera e propria». 

Quel giorno il 75enne era tornato a casa non proprio sobrio. Era nata una discussione perché la moglie era stata a fare spesa e l’aveva accompagnata il figlio che vive ancora con loro ed ha problemi di lavoro. «Lui è geloso di questa cosa, ma io mio figlio anche se è grande mica lo posso abbandonare» ha detto la donna ai giudici. Anche il figlio ha dato la sua versione. «Quando ho visto mio padre con in braccio il fucile mi sono avvicinato a lui per disarmarlo. L’arma però non l’ha puntata contro di noi, la teneva solo in braccio. Quando ho fatto per togliergliela è partito il colpo che è finito contro il muro» ha riferito l’uomo che ha per altro messo in dubbio chi tra lui e il padre lo ha inavvertitamente fatto partire. «E’ un fucile da caccia, il grilletto è molto sensibile e non so se sia stato mio padre o se invece lo abbia sfiorato io facendo quindi partire il colpo in canna» ha spiegato. La vicenda verrà di nuovo affrontata nel processo d’Appello.