Spariscono 460mila euro dal conto Nei guai anche un commerciante

Sarebbe stato a conoscenza della provenienza illecita del denaro usato dal banchiere per comprare lingotti d’oro

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Prosegue davanti al tribunale di Ascoli il processo a carico del titolare di una gioielleria accusato di aver avuto un ruolo nella vicenda finita con la condanna in primo grado del dipendente dello sportello di Banca Marche presso il quale una cittadina di origini tedesche aveva versato la somma di 460.000 euro, frutto di una pregressa vendita immobiliare: una somma poi sparita nel nulla e per la quale il bancario è stato ritenuto colpevole di appropriazione indebita e falso materiale, e condannato a quattro anni di reclusione e al pagamento di una provvisionale di 460 mila euro alla parte civile; il suo legale, avvocato Angelozzi, ha fatto appello contro questa sentenza. Nel corso dell’ultima udienza è stato sentito un agente della Guardia di Finanza di San Benedetto che ha ricostruito la vicenda risalente al 2016 quando il bancario di Giulianova venne arrestato e condannato in abbreviato perché dal conto corrente della donna tedesca, fermo dal 2007 quando la donna vi aveva versato 460 mila euro incassati dalla vendita di un appartamento, erano spariti tutti i soldi.

Ad aprile 2016 l’impiegato avrebbe infatti emesso un libretto di assegni a nome della stessa e, firmando falsamente i vari titoli, avrebbe versato i soldi in un conto nel frattempo aperto in un’altra banca, diversa dal gruppo per cui lavora ed ha successivamente investito i soldi acquistando oltre 12 chili di oro: insomma, dei contanti ha fatto perdere ogni traccia. Da dire che in precedenza il bancario era stato accusato anche di un ammanco di circa 5.000 euro in una filiale abruzzese di Banca Marche e per questo trasferito a quella di San Benedetto. Lui è stato riconosciuto colpevole e condannato a quattro anni ma ora è finito sotto processo per riciclaggio il commerciante in preziosi dove l’impiegato bancario ha investito (per l’accusa "riciclato") i soldi di cui si era indebitamente appropriato. Nel processo è parte civile Banca Marche che nel frattempo ha dovuto rifondere i 460mila euro alla donna tedesca. Il commerciante, difeso dall’avvocato Gramenzi, professa l’innocenza, insistendo sulla sua buona fede. Per la Procura sarebbe invece stato al corrente della provenienza illecita dei 460 mila euro col quale il bancario ha acquistato da lui 12,3 kg di lingotti d’oro.

Peppe Ercoli