Spese pazze in Regione, adesso si pronuncia la Cassazione

Dopo il verdetto del gup che prosciolto tutti i piceni, ecco l’atto decisivo della maxi inchiesta

Cassazione

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Ascoli Piceno, 4 ottobre 2017 - Non è ancora concluso il processo a carico dei consiglieri regionali per le cosiddette «spese pazze». Dopo che il gup di Ancona ha prosciolto gli imputati, infatti, il pubblico ministero ha presentato ricorso in Cassazione contro la decisione del giudice. E il terzo grado di giudizio potrebbe far tornare tutto nuovamente davanti a un gup, che stavolta sarà inevitabimente diverso da quello precedente. L’udienza è stata fissata per venerdì in Camera di Consiglio. In quella sede gli «ermellini» decideranno se archiviare definitivamente la vicenda o rimettere tutto in discussione.

I fatti contestati risalgono al periodo che va dal 2008 al 2012 e coinvolge due legislature. I politici vennero accusati di aver utilizzato fondi pubblici, e nello specifico un tesoretto in dotazione ad ogni gruppo parlamentare destinato esclusivamente a iniziative politiche, per spese personali, che secondo l’accusa andavano da soggiorni in alberghi e strutture di relax all’acquisto di materiale che poco aveva a che vedere con il ruolo istituzionale ricoperto dai consiglieri.

Nelle carte dei pm, ad eccezione di pochissimi, finirono praticamente tutti, compresi i «nostrani» Umberto Trenta, Valeriano Camela, Giulio Natali, Antonio D’Isidoro e perfino il sindaco Guido Castelli. Sul fronte sambenedettese vennero indagati Paolo Perazzoli e Giuseppe Canducci mentre su quello fermano troviamo Graziella Ciriaci, Rosalba Ortenzi, Franca Romagnoli, Paolo Petrini e Maura Malaspina.

Le indagini si chiusero alla fine del 2015, ma a settembre dello scorso anno il gup Francesca Zagoreo decretò il non luogo a procedere per 55 dei 61 indagati: una bolla di sapone clamorosa. E a quel punto il sostituto procuratore che aveva sostenuto l’accusa decise di ricorrere in Cassazione; la quale, pur non potendo entrare nel merito, potrà però ravvisare eventuali difetti nella corretta applicazione delle norme di legge. Questo significa che gli atti potrebbero essere messi all’attenzione di un nuovo gup.

«L’obiettivo era quello di mandarci sotto processo durante la campagna elettorale e ci riuscirono – tuona uno degli indagati, l’allora consigliere prima di Alleanza Nazionale e poi di Fratelli d’Italia, Giulio Natali –. Ora aspettiamo quest’ultimo passaggio di un processo farsa, sperando che finisca presto, perché le accuse mosse non hanno alcun senso, come stabilito del resto dal gup, che ha deciso di proscioglierci tutti».