Sulle tracce di Lotario e Imelda, tra leggenda e realtà

In un mese tre volte. Tre volte verso la Basilica imperiale di Santa Croce. A piedi, per percepire tutto il fascino dei luoghi. La strada è stata asfaltata. Le piccole imprese vivaistiche se ne sono rallegrate, lo stesso gli agricoltori che percorrono la via stretta con i loro mezzi. I residenti dicono che durerà poco: già dopo il prossimo inverno torneranno le buche. Chi cammina è un po’ meno attratto da quel serpente grigio. La soluzione sarebbe di ripristinare il sentiero di un tempo, sopra l’argine del torrente Ete morto. Si vedrà. I ragazzi della prima media Fracassetti-Betti, accompagnati dagli insegnanti (l’uscita è stata coordinata dalla prof Simona Cintio), scendono dal pulman dinanzi alla Villa Brancadoro, oggi Della Valle. Ascoltano l’inquadramento storico: piccolo cenobio benedettino, grande chiesa, grande monastero, quasi fortezza inserita in un sistema difensivo, punto d’avvistamento e difesa dagli sbarchi saraceni... Gli studenti ascoltano con sempre più interesse. Come se, sentendo quelle storie, qualcosa di dischiudesse in loro mettendo in connessione le generazioni precedenti sino a quelle attuali. Come si fa a non rievocare la leggenda di Lotario e Imelda, dell’amore e dell’odio, della vita e della morte, e dell’esistenza rinnovata! Troppo bella, troppo struggente, troppo... vera. Francesca Sabbatini è una delle insegnanti. Ci raggiunge. Il nome Imelda le ha fatto ricordare qualcosa: sua madre, da bambina: sei anni o poco più, indossava un costume, il costume di... Imelda. Era la processione del Corpus Domini. Le monache domenicane di Civitanova Marche risultavano tra le organizzatrici. La piccola Maria Cristina Recchi sfilava tra due ali di popolo. L’informazione ci interessa. Incontriamo la signora a Porto San Giorgio. Parliamo. Lei ripensa a quei giorni. Ha in mano una foto ritrovata in un cassetto pieno di album. Porta la data del 1954. In processione interpetava la santa Imelda protettrice dei bambini, quella che diede vita al ramo domenicano che s’occupava dell’educazione dei minori. Era nata nel 1320 a Bologna. Se questa è storia, come lo è, chissà, invece, se i creatori della leggenda di Lotario non si siano ispirati proprio a quella santa. Quantomeno nel nome. Qualche giorno dopo, su invito di Giorgia Cardinali, sono i genitori dei ragazzi di Azione cattolica a voler visitare la Basilica imperiale. Anche a loro, prima di lasciarli nelle mani di Manfredo Longi, racconto di Imelda... La leggenda li colpisce. Che un filo rosso leghi i personaggi di fantasia a quelli di realtà, che ci sia un nesso tra tutto?

Adolfo Leoni