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Tampon Tax, il lusso al femminile. La protesta di Arianna: insostenibile

Dopo un anno con tasse ribassate nel nuovo disegno della legge di Bilancio per il 2024 torna al 10%. E tra i farmacisti c’è chi non ci sta, Loffreda: "Assurdo che si paghi più Iva su assorbenti che tartufo".

Tampon Tax, il lusso al femminile. La protesta di Arianna: insostenibile

È il 1973, in Italia viene introdotta per la prima volta, con l’aliquota dell’Iva al 12%, la “Tampon Tax”: quella che in italiano chiameremmo “la tassa sugli assorbenti”, ovvero che riguarda i prodotti per l’igiene intima femminile e dell’infanzia. Assorbenti e tamponi, coppette mestruali e pannolini per bambini, ma anche latte in polvere e preparazioni per l’alimentazione dei più piccoli. Negli anni raggiunge quota 22%, alzata al pari dei beni di lusso, come cioccolato, alcolici e sigarette.

Con il Governo Draghi, nel 2022, la tassa ha un cambio di rotta e l’Iva viene abbassata al 10 %. Cambio di rotta, ma il costo rimane elevato e lontano da quel 4% che si riserva ai beni di prima necessità. Le famiglie e le donne italiane chiedono di più, e così, dopo averne fatto uno dei suoi cavalli di battaglia, il governo Meloni taglia la tassa al 5%. Ma a conti fatti il taglio si dimostra un provvedimento temporaneo, e difatti, dopo averlo preannunciato nei mesi scorsi, arriva il dietrofront con la bozza del nuovo disegno di legge di Bilancio per il 2024, approdato il 30 ottobre in Parlamento. "Non ha funzionato". E così, la tampon tax italiana fa un passo indietro, e viene proposto di ristabilirla al 10%, alla faccia dell’Irlanda che, invece, garantisce la gratuità su tutti gli articoli riutilizzabili e gli assorbenti a partire dal terzo trimestre 2024.

In pochi interessati al tema ad Ascoli, a parte rari casi, le farmacie non considerano gli assorbenti un prodotto di punta, e così, per lo più, i prezzi sono invariati. Tema più vicino sicuramente alle consumatrici, tra le quali Arianna Bartolomei, studentessa universitaria, venticinquenne cittadina di Ascoli.

Arianna, in quanto giovane donna, cosa ne pensi della Tampon Tax?

"La tampon tax è l’ennesima pratica di supremazia da parte di un sistema sociale che non riconosce come primari i bisogni di decenza e igiene personale della donna. Arriva ad essere un problema economico ma parte da questione morale, ovvero classificare come bene di +lusso un prodotto nato per salvaguardare la decenza personale di un’ampissima percentuale della popolazione. Lascia intendere che la protezione nel periodo delle mestruazioni non sia un’urgenza e una necessità, ma quasi un’alternativa evitabile, un accessorio. In realtà una parte consistente degli esseri umani prescindono da questa tipologia di prodotto per prendersi cura di sé stessa. È un problema sessista e classista: solo le donne che possono permetterselo hanno accesso a questo lusso".

Il provvedimento ti tocca particolarmente, credi sia così anche per altre donne?

"La cosa peggiore è proprio che sminuisce i bisogni primari di tutte le donne. E questo accade durante un governo guidato da una donna, governo che dovrebbe essere alleato della parte femminile del paese, e che invece sembra guardare all’unico aspetto economico. Si guarda al guadagno, ma non si offre la possibilità di avere un’alternativa inclusiva per tutte. La definirei una manovra discriminatoria ai danni di quasi 15 milioni di persone, il che rende la questione avvilente".

Nel pratico, di che spesa parliamo?

"Si tratta di una spesa importante: ogni pacco viene circa 5 euro, quindi mensilmente spendo dalle 10 alle 15 euro. Quindi in un anno almeno 170 euro. E’ insostenibile, non a caso per l’EU 1 ragazza su 10 non può permetterselo".

Ottavia Firmani