Tempi ridotti per l’allerta del sisma

Roberto Concetti e la sua tesi di dottorato in cui ha approfondito sistemi usati in Giappone e negli Usa

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Si possono prevedere i terremoti? No! Non si possono prevedere. Si può lanciare un allarme veloce già alle prime scosse? Si! Si può lanciare. E più rapidamente si fa e più danni e morti si possono evitare. Quindi, se la velocità con cui viene dato l’allarme aumenta, i rischi diminuiscono di molto. Avere un avvertimento ravvicinato all’evento sismico consente di mettere in atto misure di salvaguardia. I sistemi di allarme veloce già esistono e sono in funzione. Recentemente, un evoluto sistema in grado di velocizzare la comunicazione dell’evento sismico è stato studiato e testato dall’Università Politecnica delle Marche di Ancona. Lo si rileva dalla tesi di dottorato che Roberto Concetti, ingegnere informatico di Fermo, ha redatto e presenterà a marzo prossimo alla commissione universitaria, dopo tre anni di studi e di ricerche sotto l’occhio attento e stimolante della professoressa Paola Pierleoni del Dipartimento di Ingegneria dell’informazione. Il settore di ricerca in cui opera la docente, e in cui ha lavorato il suo dottorando, comporta la progettazione, la realizzazione ed il test di sistemi ed architetture di comunicazione per applicazioni finalizzate al trasferimento efficiente di segnali acquisiti dall’ambiente, attraverso sensoristica specializzata e progettata ad-hoc. I campi applicativi sono numerosissimi (si parla globalmente di soluzioni di Smart Environment) ed il monitoraggio sismico e strutturale ne rappresentano una declinazione di cui il nostro territorio ha estrema necessità.

Concetti ha messo a punto una modalità che ottimizzerebbe i protocolli già esistenti, rendendoli più snelli nella trasmissione di dati e quindi fornendo una informazione più rapida. Il terremoto, spiega semplificando il concetto, è come un sasso gettato nello stagno che forma cerchi concentrici sempre più ampi. La prima onda: l’onda P, è rapidissima e arriva a destinazione in modo quasi innocuo; la seconda: l’onda S, e la terza: l’onda R, sono più lente ad arrivare a destinazione ma risultano devastanti. Captarle e darne comunicazione per tempo è vitale. Lo studio di Concetti è partito dallo "stato dell’arte". Il dottorando ha approfondito i sistemi in atto in Giappone, Messico, Stati Uniti (California), e quelli in Italia in uso nelle stazioni sismiche, tra l’altro molto sofisticate, dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia). Da anni sussiste un "Accordo Quadro" che sancisce una proficua collaborazione tra l’INGV e l’Università Politecnica delle Marche.

Verificato l’esistente, l’obiettivo di Concetti è stato quello di proporre un sistema di "impacchettamento" delle informazioni più leggero e quindi più veloce nella trasmissione.

A conti fatti, si potrebbero recuperare tre secondi nella diffusione dell’allerta rapida. Tre secondi potrebbero sembrare pochi, ma in questo caso non lo sono di sicuro. Nel contempo, Concetti, la sua docente e il Dipartimento mirano anche a realizzare lo strumento di rilevazione rapida e di altrettanto rapido invio di informazioni a un costo contenuto. Consentirebbe la realizzazione di una rete sismica molto più densa dell’attuale (e quindi statisticamente più prossima ad un possibile epicentro) che sia in grado di "sentire" prima un terremoto. Tale sensore potrebbe essere utilmente installato in edifici sensibili per assolvere anche a compiti di monitoraggio strutturale h24, prevenendo disastri come quelli a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. Concetti fa notare come occorra, contenporaneamente, una crescita della cultura dell’emergenza tra la popolazione, in modo da evitare panico. A chi inviare dunque l’informazione? In questa fase sicuramente a siti industriali particolari, a scuole e ospedali. Senza però dimenticare tutto il resto.

Adolfo Leoni