
L’avvocato Mauro Gionni
E’ alle battute finali il processo riguardante il tentativo di omicidio di cui fu vittima il 12 dicembre 2016 l’ascolano Alessandro Cesaroni. Imputati sono due fratelli marocchini, Hicham Boutouil, ritenuto il mandante, e il fratello Aziz Boutouil che sarebbe stato l’esecutore materiale dell’aggressione insieme ad un suo amico Abderrahim Belkhaoua che, processato con rito abbreviato, è stato a suo tempo condannato a 8 anni. Una sentenza che è stata completamente ribaltata nel processo d’Appello finito con l’assoluzione di Belkhaoua per non aver commesso il fatto.
L’udienza di ieri è vissuta essenzialmente con la richiesta dell’avvocato Felice Franchi di rimissione del processo davanti a un altro Collegio giudicante. Nel motivare la richiesta, il penalista ascolano ha evidenziato che, a suo dire, dichiarazioni di testimoni e registrazioni di conversazioni paleserebbero un clima di pressione in danno del suo assistito, Hitcham Boutouil. Sul punto il Collegio del tribunale di Ascoli (Panichi presidente, a latere Ottavi e Proietti) ha disposto la trasmissione della richiesta alla Corte di Cassazione, ma non ha ravvisato, nella stessa, elementi per sospendere subito il processo, come invece chiedeva l’avvocato difensore dell’imputato.
Per cui il processo è andato avanti con la testimonianza di Roberto Cesaroni, fratello della vittima, che davanti ai giudici ha riferito di non ricordare i dettagli di quello che accadde all’epoca: "ho rimosso tutto dalla mia testa" ha detto. La pubblica accusa gli ha fatto presente che a suo tempo rese invece dichiarazioni puntuali sui suoi colloqui col fratello degente, nei quali i due entrarono nei dettagli dell’accaduto riguardanti i sospetti di Alessandro Cesaroni del possibile contesto dell’aggressione, legato alla frequentazione di una ragazza, che gli aveva anche causato problemi familiari.
Le diverse testimonianze in dibattimento caratterizzate da altrettanti "non ricordo" hanno spinto il pm in udienza Mara Flaiani a chiedere al Collegio di trascrivere le intercettazioni telefoniche della donna in questione con Alessandro Cesaroni e un’amica; e quelle ambientali, relative a colloqui di Alessandro Cesaroni con alcuni familiari mentre era degente all’ospedale Mazzoni dove quel giorno fu ricoverato. Anche l’avv. Franchi ha chiesto di depositare registrazioni di colloqui fra il suo assistito e un ex poliziotto, fatte attraverso Whatsapp.