Terremoto Marche, la terra trema ancora. Il geologo: "E' la stessa faglia del 2016"

Epicentro tra Arquata e Norcia. "Sempre la zona della sequenza sismica iniziata il 24 agosto e culminata a fine ottobre del 2016", spiega Emanuele Tondi

Il geologo dell'Unicam Tondi

Il geologo dell'Unicam Tondi

Arquata (Ascoli), 2 settembre 2019 - Il terremoto è tornato a svegliare il Piceno. Lo ha fatto tra sabato e domenica con una scossa di magnitudo 4.1 distintamente sentita ad Ascoli e nel comprensorio. Inevitabile, visto il vicino epicentro, registrato a quattro chilometri a est di Norcia, e vista l’ora: le 2:02. La faglia interessata è sempre la stessa, quella sollecitata nei terribili eventi del 2016, come la stessa è la paura tra la popolazione che è tornata a distanza di mesi nell’ansia di rivivere nuove scosse. Era dal 10 aprile dell’anno scorso, infatti, che non si registrava un terremoto di magnitudo uguale o sopra a 4 e per tale motivo avvertito in maniera chiara. Ma cosa sappiamo di questo nuovo evento sismico? «La zona epicentrale è sempre quella della sequenza sismica iniziata il 24 agosto e culminata a fine ottobre del 2016 – spiega il geologo ascolano e docente Unicam Emanuele Tondi –, come la zona di faglia è ancora quella del Monte Vettore-Monte Bove».

È, quindi, legata a quello sciame sismico? «Si tratta di una ripresa della sequenza che non era per nulla terminata. Negli ultimi 3 mesi, infatti, come nei mesi precedenti, si sono verificati numerosi terremoti, anche se molti non li abbiamo percepiti. Purtroppo, la zona destabilizzata è molto grande e la sequenza di aftershocks (o scosse di assestamento, nda) lunga». Ma come può un terremoto generare ancora scosse a distanza di così tanto tempo? «Una sequenza prevede terremoti più forti seguiti da aftershocks. E tendenzialmente ogni sequenza si riduce nel tempo sia nella frequenza, ovvero come numero di scosse, che nell’energia, quindi nella magnitudo. Tuttavia sono ben possibili delle riprese con aftershocks anche forti». Ecco perché, spiega il professor Tondi, «un sisma di magnitudo 4.0 come aftershock a distanza di tre anni è sì improbabile, ma comunque possibile». Sempre riguardo alle scosse di assestamento, il geologo sottolinea un concetto già spiegato: «Possono essere anche superiori all’ultima avvenuta, visto che possono arrivare fino a un grado di magnitudo sotto a quello del mainshock. Ma ripeto: con il passare del tempo scosse così forti sono sempre più improbabili perché generalmente si verificano subito dopo la scossa principale». Tondi, infine, dopo aver aggiunto che «gli eventi del 2016 sono quelli massimi previsti per la zona», ricorda come questo fenomeno della natura faccia parte del territorio. «Siamo in zona sismica, dobbiamo conviverci. Ma si può stare tranquilli solo se si abitano e frequentano edifici non vulnerabili».