Terremoto ad Arquata, le macerie ancora lì. "E si sono fermati per le ferie"

Stop alla rimozione. Picenambiente: "Non potevamo fare niente"

Le macerie del terremoto

Le macerie del terremoto

Arquata (Ascoli), 21 agosto 2018 - Niente macerie, grazie. Nella settimana di Ferragosto si fermano tutti. E si sono fermati pure i camion che portano via ciò che resta di Arquata e delle sue frazioni distrutte. «Mi dicono che hanno diritto alle ferie», dice il sindaco Aleandro Petrucci con l’aria sconsolata ma senza nessuna apparente volontà di fare polemica. Dice anche, giustamente, che la presenza della macerie a distanza di due anni dall’inizio dell’incubo sta lì a testimoniare che siamo ancora e purtroppo nella fase dell’emergenza. Nella notte tra giovedì e venerdì, a Pescara del Tronto si renderà omaggio alle vittime del terremoto, e lo si farà in uno scenario che non è cambiato. Perché le case fatte a pezzi dalle scosse sono ancora lì. Per carità, che le ferie siano un diritto è ovvio, ma che le ferie debbano interrompere un servizio come questo non ha senso: basta organizzarsi con un turnover. Specie se, come nel caso specifico, i numeri dimostraano che un terzo del lavoro è ancora da fare: sono state infatte rimosse 250mila tonnellate di macerie dal cratere piceno e si stima che ne manchino 130mila, tutte ad Arquata e in particolare a Pescara del Tronto. Dunque «in ferie da cosa?», tanto per citare Sergio Marchionne quando si stupiva che tutti fossero in vacanza mentre la Fiat perdeva 5 milioni di euro al giorno.

Nel mirino ci finisce la Picenambiente, che si occupa della rimozione. L’azienda, dal canto suo, ribalta tutto: le ferie ci sono state, sì, ma sono state una conseguenza e non la causa dello stop dell’attività. Cioè: nei dieci giorni di Ferragosto si sarebbe potuto fare ben poco – dicono – così gli addetti sono stati mandati in vacanza. A spiegare la versione dell’azienda è Leonardo Collina, amministratore delegato. «Attualmente le macerie disponibili, ovvero quelle che si possono rimuovere, sono circa 2.000-3.000 metri cubi. Quindi si tratta di due-tre giorni di lavoro, perché prima della rimozione ci devono essere le demolizioni e poi soprattutto per Pescara si è deciso che occorre la presenza dei proprietari. I quali hanno concordato con i vigili del fuoco che nella settimana di Ferragosto non erano disponibili, quindi abbiamo ricominciato oggi (ieri per chi legge, ndr). A Pretare, l’Esercito ha completato delle demolizioni e la scorsa settimana ci hanno consigliato di non rimuovere niente perché c’era una festa. Quindi anche lì non riuscivamo a fare nulla. Vista la situazione, le maestranze adibite a quel tipo attività le abbiamo mandate in ferie».

Ma perché la situazione è ancora questa? «Ripeto, ci vogliono le demolizioni – rincara Collina – che sono commissionate dai Comuni. Dopodiché, quando le macerie sono a terra, noi le portiamo via. Se fra sei-sette mesi dovessimo riuscire a completare l’opera, saremmo nei tempi previsti». Cioè oltre due anni e mezzo dal 24 agosto 2016: un'infinità.