Terremoto, la rabbia di Arquata. "Chiedono le tasse anche ai defunti"

Accertamenti Imu: "Abbiamo le case distrutte, ma vogliono i soldi"

Vigili del fuoco tra le macerie di Arquata

Vigili del fuoco tra le macerie di Arquata

Arquata (Ascoli), 22 gennaio 2019 - "Ci chiedono di pagare per case che non esistono più e che sono state le tombe dei nostri cari». È carica di rabbia e delusione la voce degli abitanti delle zone colpite dal sisma, ai quali, negli ultimi giorni, è arrivata una spiacevole sorpresa: l’accertamento Imu per gli anni 2011, 2012 e 2013.

In caso di omesso o insufficiente pagamento, infatti, ai Comuni è consentito notificare l’avviso entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui il pagamento doveva essere effettuato. In questo caso, l’avviso è arrivato con 3 anni di ritardo grazie alla sospensione di tasse e contributi per le aree del cratere prevista dal decreto legge del 29 maggio, che prorogava i pagamenti fino al 16 gennaio.

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E infatti le richieste delle tasse arretrate e non pagate sono fioccate negli ultimi giorni, scatenando un vero e proprio putiferio. «Mi hanno richiesto il pagamento per una casa che io e mio marito, venuto a mancare con il terremoto, avevamo a Capodacqua – dice Ersilia Rendina con la voce rotta dal pianto –. Non ci avevamo ancora mai abitato, perché era stata appena costruita. Pagavamo già l’Imu, ma adesso ci è arrivato l’avviso e pare che sia stata calcolata un’altra aliquota. Risultano infatti 600 euro totali non pagati, che io non pagherò. Il sisma mi ha tolto tutto, e non ho intenzione versare un soldo per case che sono state le tombe dei nostri cari».

A protestare è anche Giovanna Rendina: «A mia madre, che è deceduta con il sisma, hanno richiesto l’Imu del 2011. Il totale è irrisorio, sono 20 euro, ma è il concetto stesso che mi fa rabbia. Per di più, lei pagò indebitamente una rata dell’Imu, e il Comune, per ottemperare all’errore, ci ripagò con uno sgravio fiscale, che però non è mai stato sanato. Ci deve ancora 169 euro, e invece di risarcirci, bussa a denari». Anche Mara Piciacchia non si dà pace: «È tutto assurdo – dice – ci chiedono di pagare per un servizio non effettuato. Sull’Imu non si capisce come mai quasi tutti gli abitanti abbiano un conto in sospeso, per la Tari, invece, dovevamo essere totalmente esentati ma ci hanno detto che intanto dobbiamo pagare e poi il Comune provvederà a risarcirci. Una modalità che ci lascia a dir poco perplessi. A me sono stati richiesti 1.600 euro per la casa e il negozio di Piedilama, dove non vivo e non lavoro più dal 2016. Non ho parole. Il Comune potrebbe usare i fondi pervenuti per l’emergenza».

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Indignato anche un altro residente: «Le ricevute fiscali relative ai mancati pagamenti che ci contestano – afferma – si trovano all’interno di case inagibili o completamente distrutte. Recuperarle è impossibile, così come fare accertamenti in queste circostanze. È una vergogna». Elena Piciacchia si aggiunge al coro, e lancia un appello in nom: «A me hanno richiesto di pagare per una pertinenza una legnaia a Pescara e che non esiste più, come tutto il resto del paese. Oltre a rinnovare il dolore, si fanno beffa di noi. Io non voglio pagare nulla finché non verranno ricostruite le case».