Terremoto Marche 2016. tre anni dopo. Le proteste disperate. "Ricostruite i nostri borghi"

Ancora una lettera dalle macerie: Mara Piciacchia si rivolge alle forze politiche con parole dure

Pescara del Tronto all'indomani del terremoto del 24 agosto 2016

Pescara del Tronto all'indomani del terremoto del 24 agosto 2016

Arquata del Tronto (Ascoli) - 24 agosto 2019 - Tre anni di promesse e speranze, lotte e proteste, ricordi amari e un pesante senso di impotenza a margine di richieste giuste, ma puntualmente disattese. Dura ormai da 1095 giorni il calvario dei terremotati marchigiani, quelli che hanno visto interi paesi sgretolarsi di fronte ai loro occhi, costretti a guardare in faccia la morte nell'indifferenza generale delle istituzioni. Il tempo sembra essersi fermato lassù, dove la montagna si è spaccata inghiottendo ogni cosa.

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Tutto è fermo, immobile, e mentre i governi si succedono a velocità fulminea, nessuno, al di qua del confine che divide le macerie dalle case, riesce a presagire neppure l'ombra di un mutamento. A farsi portavoce del dolore di intere comunità è Mara Piciacchia, una donna che ha perso la sua casa e la sua azienda, rimaste lì, nel piccolo borgo di Piedilama, solcate da crepe che sembrano ogni giorno più profonde, come le ferite di chi li ha dovute lasciare. Ha deciso di lanciare l'ennesimo messaggio, ma la speranza di essere ascoltata è ormai soltanto un'utopia, un sogno irrealizzabile, in cui forse, tuttavia, è ancora indispensabile credere.

«A 3 anni dal sisma del 24 agosto 2016», comincia così la lettera scritta all'indomani della fiaccolata commemorativa, sottolineando gli estremi cronologici di una tragedia che sembra destinata all'eternità. «Politici, non abbiamo bisogno che veniate nei nostri luoghi a presenziare cerimonie con le vostre facce ipocrite – incalza la missiva -. Abbiamo bisogno invece, di una legge speciale per la ricostruzione del centro Italia, diventato oramai una voragine, un buco nero, non solo per il terremoto, ma anche e soprattutto per la vostra incapacità ed impreparazione nel fronteggiare un evento così distruttivo».

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Parole dure, indirizzate all'unica forza in grado di cambiare le cose: «Politici, governanti, destra, sinistra, centro, sappiate che potrete anche dimenticarvi di tutti noi, ma non vi dimenticheranno le generazioni future. Sarete condannati dalla storia, il mondo saprà nomi e cognomi dei responsabili del disastro successivo al terremoto. Governo Renzi, Commissario alla Ricostruzione Vasco Errani, Governo Gentiloni, commissario alla Ricostruzione Paola De Micheli, Governo Conte Commissario alla Ricostruzione Farabollini, e non ultimi il Ministro Salvini, Di Maio, e ancora tutti quelli che verranno e non avranno la capacità di farsi carico di ricostruire il centro Italia, i suoi meravigliosi borghi incastonati tra valli e pendii che i nostri avi con immani fatiche hanno edificato pietra su pietra. Anche i vostri figli e nipoti pagheranno l'incapacità, l'inadeguatezza, l'ignoranza di una classe dirigente non all'altezza di un paese come l'Italia».