Terremoto Marche oggi, furti agli sfollati. Altri sospetti tra le macerie

Indagini serrate dopo il primo blitz. Rimosso l’addetto denunciato

I carabinieri a Norcia

I carabinieri a Norcia

Arquata (Ascoli), 28 settembre 2018 - Ufficialmente è un caso isolato. Ufficiosamente no, anzi. Ci sarebbe molto altro dietro il caso dell’addetto di Picenambiente denunciato perché in casa sua sono stati trovati utensili, elettrodomestici, oro e gioielli riconducibili ai terremotati di Arquata.

Oggetti e materiali recuperati tra le macerie e che, attraverso un procedura dettagliatamente prevista e per il resto costantemente applicata, dovevano essere riconsegnati ai proprietari. C’è di più: il dipendente della municipalizzata non aveva un ruolo qualsiasi, ma era il coordinatore dei cantieri legati alla rimozione di ciò che resta delle case distrutte.

Ruolo dal quale ovviamente è stato rimosso dai vertici di Picenambiente per essere destinato a un’altra mansione in attesa che venga chiarita tutta la vicenda. Il dipendente ha fornito la sua versione dei fatti ai vertici della società pubblico-privata, ma il suo problema principale sarà dare spiegazioni credibili agli inquirenti, che sono arrivati a lui dopo una serie di segnalazioni.

ANSA
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Molti sfollati, infatti, avevano raccontato (o denunciato) ai carabinieri di Arquata (e non solo a loro) il fatto che molti oggetti rimasti sotto le macerie erano spariti o comunque non erano stati loro riconsegnati. Le lamentele sono diventati spunti investigativi che hanno portato i militari dritti dritti dal coordinatore di Picenambiente, nei confronti del quale il blitz è scattato tre giorni fa. Ma che la storia non finirà qui è confermato da una serie di elementi. «Questa era un’associazione a delinquere», si è lasciato sfuggire uno degli sfollati vittime dei furti. Parole magari esagerate, chissà, ma le indagini proseguono perché il materiale ritrovato a casa del dipendente denunciato è solo una minima parte di quello che mancherebbe all’appello.

Attenzione, una cosa va chiarita: non è detto che, nel caso in cui venissero davvero provati altri coinvolgimenti, questi debbano per forza avere a che fare con la Picenambiente. E’ vero che l’azienda partecipata da molti Comuni (in primis San Benedetto e Grottammare) è al vertice della filiera delle macerie, attività che impegna 30 suoi uomini, di cui 15 direttamente nel territorio di Arquata. Ma poi c’è tutta un’altra serie di ditte che si occupano delle varie fasi, dal trasporto allo stoccaggio dei detriti. Questo per dire che le piste investigative sono aperte e possono portare chissà dove. Perché ufficialmente sarà pure un caso isolato, ma ufficiosamente proprio no. Lo scandalo degli sciacalli fatti in casa, quelli che proprio non t’aspetti, potrebbe allargarsi.

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