Terremoto Marche, la rabbia dei sindaci. "Bocciatura per il governo"

Si prepara la protesta in piazza, Curti: "Grido di dolore dei paesi colpiti, il decreto non dà risposte"

La rabbia dei sindaci arriva a Roma

La rabbia dei sindaci arriva a Roma

Ascoli, 14 dicembre 2019 - I sindaci terremotati scendono in piazza contro il Governo: l’anno nuovo si aprirà con una manifestazione a Roma, che è stata lanciata ieri da alcuni primi cittadini del Piceno e che conta di allargarsi a macchia d’olio, per portare nella capitale le rimostranze dei territori colpiti dalle scosse e rimasti molto insoddisfatti dall’ultimo decreto sisma.

"È arrivato il momento di rispettare sindaci e cittadini, vogliamo delle risposte", è stata la sintesi di Augusto Curti, coordinatore dei piccoli Comuni dell’Anci Marche e primo cittadino di Force che ieri ha aperto la riunione a cui erano presenti gli amministratori di Arquata, Acquasanta, Montegallo, Montemonaco, Folignano, Rotella, Castignano, Appignano, Venarotta, Maltignano e Palmiano. Che poi erano gli stessi, insieme ai loro colleghi di Montedinove, Roccafluvione, Castorano, Cossignano e Offida, che avevano inviato una lettera al premier Conte prima dell’arrivo del decreto sisma in Senato, per chiedergli di intervenire su quel testo. Che poi invece è passato tale e quale a come era stato licenziato dalla Camera, scatenando le proteste.

"Il nostro – ha esordito Curti – è un grido di dolore. Nel decreto non ci sono risposte su tre aspetti che per noi sono prioritari: personale e ricostruzione pubblica e privata. Abbiamo dei tecnici che andranno in scadenza, quindi a primavera si dovrà procedere con nuovi concorsi e graduatorie, bloccando ancor di più tutto il sistema. Sulla ricostruzione pubblica è assurdo che un cantiere per il sisma abbia norme più stringenti di quello per un’opera pubblica ordinaria: dobbiamo fare 22 passaggi per arrivare all’appalto contro i 16 ordinari. E infine sulla ricostruzione privata c’è un grido di dolore generalizzato, che arriva anche dalle associazioni di categoria. Di questo passo la ricostruzione si farà tra 40 anni. Non c’è alternativa a una protesta forte e chiara a Roma".

Tutti i sindaci hanno voluto sottolineare che la protesta va oltre l’appartenenza politica, evidenziando come si siano alternati governi di ogni colore senza riuscire a dare le giuste risposte. "Non abbiamo visto la volontà politica di migliore le cose – ha detto il vicesindaco di Arquata, Michele Franchi – forse perché questi sono territori politici con pochi votanti. Avevamo chiesto tre cose minime, essenziali, che non hanno voluto capire: dobbiamo scendere in piazza, siamo stanchi di essere presi in giro". Il suo collega di Acquasanta, Sante Stangoni, ha aggiunto: "Dopo tre anni, tre governi e tre commissari oggi siamo qui a dire che non va bene nulla: penso che non ci sia la volontà di ricostruire perché non siamo Genova o Venezia. Quindi ora è il momento di fare proteste eclatanti: finché non ci daranno risposte mi auguro che nessuno venga più ad Acquasanta. E a questo punto anche la struttura commissariale ha poco senso".