Proteste dalle zone terremotate, l'associazione Pescara Onlus sfrattata dal Comune

Il container che da 2 anni ospita la sede dell'Associazione Pescara Onlus sta per essere assegnato ai vigili del fuoco: "È un'ingiustizia, si può fare diversamente"

I membri dell'associazione Pescara Onlus riuniti di fronte alla loro sede

I membri dell'associazione Pescara Onlus riuniti di fronte alla loro sede

Ascoli, 17 luglio 2018 - «Noi da qui non ce ne andiamo». È corale la voce dell’Associazione Pescara onlus 24-8-16, costretta allo sfratto entro il 23 luglio dal Comune di Arquata, che ha deciso di assegnare ai vigili del fuoco il container che da due anni ospita la sede dell’associazione e della comunanza agraria. «Siamo sbalorditi dalle dichiarazioni del sindaco Petrucci – dice il presidente di Pescara Onlus, Vinicio Paradisi – il quale sostiene essere venuta meno l’utilità di questa sede». Il sindaco Aleandro Petrucci ha infatti tenuto a precisare l’esistenza si un altro stabile, quello donato alla comunità dall’associazione Kiwanis. Si tratta di un modulo di soli 100mq che era già stato destinato ad ospitare il circolo ricreativo del paese.

E i membri di Pescara Onuls non ci stanno: «Come è possibile – si chiedono – pensare di collocare all’interno di uno spazio così ristretto sia il circolo che la sede dell’associazione e quella della comunanza agraria? Nonostante le ingenti risorse dovute alle tante donazioni a supporto dei terremotati, non capiamo come l’unica strada percorribile per soddisfare le esigenze dei vigili debba essere il container che ci è stato assegnato dalla Protezione Civile e che da quasi due anni utilizziamo per cercare di ricostruire una comunità completamente distrutta». Risale infatti al gennaio 2018 la lettera con la quale la Protezione civile concedeva il modulo «in proprietà all’associazione», in quanto «punto di riferimento fisso per la comunità della frazione».

E fino ad oggi la funzione di quella sede è stata tutt’altro che marginale. «Qui dentro c’è tutta Pescara – continua Vinicio Paradisi – ma adesso ci dicono che il luogo che la contiene è diventato superfluo. Qui c’è l’archivio con tutta la documentazione, ci sono i tavoli dove noi, a nostre spese, abbiamo organizzato tanti rinfreschi e cerimonie. Per un anno, questo luogo è stato anche adibito a Chiesa del paese ed è qui che abbiamo ospitato in più occasioni i tanti che, pur risiedendo fuori, sentono il bisogno di tornare a riscoprire le loro radici». Insomma, un luogo aggregativo di grande importanza sta per essere spazzato via, proprio come le case andate in fumo in quel tragico 24 agosto.

La domanda che ci si pone è solamente una: Perché? «Al Comune questo container non è costato nulla – afferma il copro direttivo dell’associazione – abbiamo fatto dei lavori per renderlo funzionale, a nostre spese, a adesso si pretende che tutto sia rifatto da capo e sempre di tasca nostra. Ci sono molti altri moduli abitativi disponibili che potrebbero essere assegnati ai vigili. La decisione del Comune ha il sapore di un dispetto. Per di più, il sindaco afferma che le utenze siano state fatturate al Comune, ma si tratta solo della corrente elettrica, che in ogni caso siamo disposti a pagare, pur di poter restare dove siamo».