Ascoli, terremoto. Non erano sciacalli, in due assolti

Due romani erano accusati di furto al Campo Rio di Acquasanta: "Hanno distrutto le nostre vite"

Giocattoli destinati ai bimbi terremotati trovati nel furgone dei 2 romani (Ansa)

Giocattoli destinati ai bimbi terremotati trovati nel furgone dei 2 romani (Ansa)

Ascoli, 5 luglio 2017 - Massimiliano Pietroletti e Stefano Messore lo scorso settembre sono stati probabilmente gli uomini più insultati d’Italia. Troppo grave l’accusa di aver rubato dal Campo Rio di Acquasanta beni di prima necessità e perfino, cosa ancora più odiosa, giocattoli destinati ai bambini terremotati. Un’accusa che li ha portati in carcere il 3 settembre 2016. Messore c’è rimasto fino al 21 ottobre (49 giorni), Pietroletti fino al 30 gennaio, praticamente cinque mesi. Per entrambi poi i domiciliari fino a questi giorni.

L’accusa però non ha retto in processo e ieri il giudice del tribunale di Ascoli Marco Bartoli li ha assolti entrambi. Una assoluzione arrivata, ha spiegato il giudice leggendo la sentenza, perché non è stata raggiunta la prova della loro colpevolezza. Pietroletti e Messore erano accusati di furto aggravato dall’essersi introdotti nel campo apponendo loghi della protezione civile sul furgone dove era stipata la merce e Pietroletti avendo utilizzato divise dell’associazione vigili del fuoco in congedo.

Per tutti e due anche un’altra aggravante, quella di aver commesso il reato in uno spazio di emergenza. L’accusa aveva chiesto la condanna a tre anni per Pietroletti e a tre anni e un mese per Messore al quale era contestato anche il possesso di un coltello, accusa dalla quale è stato assolto. Pietroletti e Messore operavano come volontari nel Campo Rio; vennero bloccati dai carabinieri perché accusati di aver stipato all’interno di un furgone Fiat Doblò recante stemmi della Protezione civile, beni di prima necessità, giocattoli, con lo scopo di appropriarsene. «Ci hanno chiamati sciacalli, di noi hanno parlato perfino all’estero. Un’accusa falsa e infamante che ha rovinato le nostre vite» ha commentato Pietroletti con gli occhi lucidi. «Per questa vicenda sono stato a lungo in carcere, sono stato minacciato, ho perso tutto, anche gli affetti più cari. I bambini – si è sfogato – mi chiedevano se era vero che avevo rubato giocattoli destinati ai loro coetanei terremotati. Vi rendete conto che significa? Una cosa assurda».

«Devo rimarcare una condotta poco prudente e poco diligente delle forze di polizia insieme all’ufficio della Procura ed al gip di Ascoli che ha convalidato un arresto che non aveva assolutamente i presupposti previsti dalla legge, cioè la flagranza del reato» ha commentato l’avvocato Maria Leone, legale di Messore. «Il processo ha raggiunto la retta via: a queste persone è stata contestata un’accusa mai esistita» ha aggiunto l’avvocato Graziano Di Carlo, legale di Pietroletti. Il penalista ha ribadito che i due romani «si sono prodigati a portare generi di conforto alle popolazioni terremotate già nell’immediatezza e che numerosi testimoni durante il processo hanno riferito della loro ottima condotta e del prezioso apporto dato nell’allestire il campo Rio e portare i soccorsi ai terremotati».