Traffico d’armi, Giorgi a processo

Ieri il via in tribunale: il giudice ha respinto le richieste della difesa, a ottobre l’audizione dei primi testimoni

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Ha preso il via ieri al tribunale di Ascoli il processo a carico del 77enne ascolano Franco Giorgi, l’egiziano Gamal Saad Rezkalla Botros, 52enne residente a Colli del Tronto, il 31enne Sirage Zreg e il 51enne venezuelano Paolo Rubin residente a Padova. Sono tutti implicati, a vario titolo, nell’inchiesta della Procura di Ascoli riguardante attività di intermediazione per la compravendita di ingenti quantitativi di armi e munizioni da far pervenire alla Libia da altre nazioni europee; fatti in violazione della Risoluzione Onu 19702011 e delle successive estensioni e modifiche. Il giudice De Angelis ha respinto l’eccezione giurisdizionale dei difensori di Giorgi secondo i quali, al di là che a loro avviso si è trattato di lecita attività di intermediazione di armi e munizioni, tutto è comunque avvenuto in uno stato estero e non in Italia, per cui non può essere la giustizia italiana a giudicarlo. Il Collegio giudicante ha respinto tutte le questioni preliminari della difesa degli imputati, ha ammesso le prove e i documenti richiesti dal pubblico ministero ed ha rinviato al 20 ottobre, per l’audizione dei primi testimoni d’accusa.

Il processo dovrà far luce sulla trattativa che ha riguardato in un primo momento 1.000 pistole, 45 fucili Sniper, 2.000 munizioni, giubbotti antiproiettile ed altri accessori per un valore di 1.130.000. Successivamente si è parlato di altre munizioni per 16 milioni di euro con richiesta di versamento di 190 mila euro per il noleggio di un aereo bulgaro destinato al trasporto in Libia di un’intera partita di materiali di armamento e di un’ampia parte di essa. La trattativa è poi proseguita in Slovenia e a Istanbul con altri soggetti libici e riguardava fucili di precisione, lancia granate, pistole e munizioni per un valore di 4 milioni di dollari. Infine è proseguita in Libia da marzo 2015. Giorgi, quale intermediario, garantiva di poter approvvigionare le armi in Slovenia, Serbia e Bulgaria attraverso una propria società con sede in Bulgaria ed ha operato come rappresentante di una fabbrica di armi e munizioni, con sede in Slovenia. In questa attività di intermediazione è stato affiancato da Botros, che fungeva da interprete fra Giorgi e i libici, incontrati anche ad Ascoli fra il 2014 e il 2015. Nell’ambito di questa inchiesta è stata stralciata in preliminare la posizione di due fratelli libici, Ibrahim Khalifa Alarbi El Tumi di 37 anni e il 55enne Mohamed Khalifi Alarbi El Tumi poiché, essendo latitanti, non v’è certezza che sia stata giunta a loro la notifica dell’udienza.

Peppe Ercoli