Traffico illecito di rifiuti nell’Alto Bretta Per l’antimafia esiste un "sistema Ascoli"

Sarebbe questo per gli inquirenti di Ancona ad aver permesso facilitazioni nella gestione della discarica al centro di mille polemiche: profitti di oltre 4 milioni di euro. Tra i 24 indagati ci sono volti noti della politica ed esponenti delle forze dell’ordine

Migration

Una gestione dei rifiuti "facilitata" da qualche "occhio distratto", ma anche dalla rivelazione di qualche segreto d’ufficio in cambio di benefit di varia natura: sponsorizzazioni per società sportive, contributi per associazioni, assunzioni di amici. Questo, secondo il procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Ancona Paolo Gubinelli sarebbe il "sistema Ascoli", un meccanismo che avrebbe permesso alla Geta la gestione "facile" dei rifiuti, con profitti di oltre 4 milioni di euro derivanti dall’attività della discarica dell’Alto Bretta. Un’inchiesta che riguarda fatti dal 2013 al 2020. L’indagine è partita dalla gestione rifiuti, con intercettazioni telefoniche. E’ in questo contesto che sono state carpite conversazioni che secondo Gubinelli evidenzierebbero un sistema non caratterizzato dalla regolarità temporale di alcune "regalie", ma la corrispondenza di benefit da parte della Geta di Ivan Brandimarte in favore di soggetti definiti "compiacenti". Sono dunque due i filoni di inchiesta; prima di tutto l’associazione a delinquere nell’ambito di reati ambientali contestata a Brandimarte e ai suoi collaboratori insieme ai vertici della società Rgl di Parma che procurava clienti da Lombardia, Emila Romagna e Veneto con tonnellate di rifiuti che arrivavano ad Ascoli per essere smaltiti all’Alto Bretta. Per la magistratura si è trattato di una gestione rifiuti pericolosi e non pericolosi illegale (alcuni spacciati abbancabili pur non avendone i requisiti), con ripetute violazioni all’autorizzazione integrata ambientale (Aia), sorvolando sulla potenziale radioattività. E’ in questo contesto che vi sarebbero stati fra il 2017 e il 2020 favori presunti in cambio della compiacenza degli amministratori pubblici e con la "complicità" di esponenti delle forze dell’ordine.

Nel mirino l’assunzione in una società satellite del gruppo Brandimarte di un collaboratore di Anna Casini, ex vice presidente della Regione. Piero Celani avrebbe avuto "1.000 euro e attività di dossieraggio tramite l’agente di polizia Pietro Pagliacci su Cristina Farnesi candidata alla lista opposta a Celani nelle amministrative del 2019". Sergio Fabiani, presidente della Provincia, avrebbe ottenuto "una sponsorizzazione mediante acquisto e stampa di 400 magliette a Montegallo per circa 1.500 euro". Ettore Fioravanti, commissario della polizia provinciale avrebbe ricevuto "una sponsorizzazione di 30.000 euro nel 2017 in favore dell’Unione Piazza Immacolata". Per Francesco Leoni, sindaco di Roccafluvione, si parla di "stipula di prodotti finanziari-assicurativi". Daniela Massi, dipendente della provincia e consigliere comunale, avrebbe ricevuto "300 euro in favore dell’associazione che porta il nome della figlia scomparsa". Per Patrizio Testa, assessore al comune di Palmiano, "una somma di denaro non specificata". Per l’appuntato dei carabinieri Giovanni Palumbieri "dazioni di denaro per la squadra di torball composta da non vedenti e soldi per il fratello impegnato in gare di rally". Vincenzo Ventura, agente di polizia giudiziaria presso la Procura avrebbe ricevuto "45.000 euro di sponsorizzazione per la Jrvs 1966 di cui è direttore sportivo". La sua posizione è stata esaminata a fondo dalla Procura di Ascoli che non ha ravvisato alcun comportamento illecito, senza quindi sospenderlo dal servizio.

Peppe Ercoli