Tragedia sull'A14, un anno fa il crollo del ponte. "Dolore atroce, come quel giorno"

Parla Daniele Diomede, figlio della coppia morta sull’A14

L’auto sotto il ponte sull'A14

L’auto sotto il ponte sull'A14

Ascoli, 9 marzo 2018 - Erano da poco trascorse le 13 quando in televisione e sulla rete hanno cominciato a rimbalzare quelle immagini agghiaccianti: il cavalcavia interamente sprofondato sull’autostrada e un’auto bianca con la parte anteriore lì sotto. Non schiacciata, ma l’impatto non ha evitato la morte ai coniugi Diomede, Emidio e Antonella, di Spinetoli. Una tragedia che ha scioccato l’intero paese. «E’ trascorso un anno ma non è cambiato nulla», dice con le parole rotte dal pianto Daniele Diomede, il figlio della coppia. Non si riferisce alle indagini («non è stata neppure fissata la prima udienza ma non è questo che ci preme, non cerchiamo vendetta»), ma al dolore. «Mi appiglio a quello che mi dicono le persone – spiega –, dicono che con il tempo tutto passa, ma non è così. Non passa, impari solo a conviverci». Un dolore che si accentua nel giorno dell’avversario della morte dei suoi genitori: «Ricordo tutto come se fosse oggi. Sono stato io a chiamare la polizia quando provavo a contattare mia madre e vedevo che non mi rispondeva. Lei rispondeva sempre. Quando ho visto la macchina in televisione, era la loro, ho capito subito. Ho sperato. Ho chiamato l’ospedale, il pronto soccorso, ho sperato fossero ancora vivi. Poi ho visto tutto nero».

Non si dà pace Daniele, non è nell’ordine delle cose perdere i genitori a 33 anni e in un modo così tragico. Uno strazio senza fine che ogni giorno affronta così come Mimmo e Antonella gli hanno insegnato, con dignità. «Niente è più come prima – continua ancora Daniele -. Sono cambiato anche io, sono diventato più chiuso e mi dispiace perché inevitabilmente rischio di far soffrire chi mi sta vicino. Mio figlio nato pochi mesi dopo la morte dei miei genitori è una vera medicina per me, per la mia famiglia, per mia sorella. Vivo cercando di essere un buon padre, un buon compagno, un buon imprenditore e datore di lavoro così da rendere fieri i miei genitori. Non c’è nulla che io faccia e che prescinda da loro. Ogni lunedì quando vado a salutarli al cimitero programmo con loro la settimana. So che sono con me. C’è una farfalla, mia madre amava le farfalle, che gira sempre attorno all’azienda, mi piace pensare che sia un segno della sua vicinanza. Quello che vorrei è dare a mio figlio ciò che loro hanno dato a me, tanto amore. Mi hanno insegnato tanto, soprattutto a vivere con grande dignità. Quello che mi solleva è sapere che di sicuro loro sono in pace, sono certo di questo».

E’ un dolore immenso quello di Daniele, una sofferenza che inevitabilmente ha sconvolto la sua vita e quella della famiglia. Ieri è stata celebrata una prima messa a Pagliare per ricordare Mimmo e Antonella. Oggi, alle 18, ce ne sarà un’altra a San Benedetto, nella chiesa della Madonna della Marina e a celebrarla sarà lo stesso parroco che ha sposato i due coniugi.