Transizione digitale, ora è necessaria Aiutiamo le Pmi

Seppure un po’ di ritardo, si plaude al gruppo associazionistico, facente capo alla Confindustria Marche e università marchigiane comprese, per aver vinto una gara europea, con un progetto supertecnologico di transizione digitale, in particolare, per le piccole e medie aziende dei tre distretti marchigiani. Un vero evento per facilitare ed accelerare la digitalizzazione delle imprese marchigiane, consentendo loro poter competere sul mercato mondiale, evitando intoppi burocratici. Tra l’altro, tale ’Polo’ è strategico per tutte le aziende marchigiane che non hanno chiuso e sono in fase progressiva di innovazione strutturale che, per la buona riuscita, automazione e digitalizzazione, sono due strumenti indispensabili. In sintesi bisogna salvare, modernizzando il sistema delle aziende e proiettandole nel nuovo ’Sistema Industriale Marchigiano’.

È tuttavia non rinviabile, una così forte e vincente unità categoriale, regionale, dalla Confindustria alle Università marchigiane, la si adotti anche per dare avvio a nuove aziende ancora in fasce, ma desiderose di crescere. Non solo le ’Startup’ sparse nella regione, ma a tutte le pur individuali iniziative progettuali, ancora allo stato embrionale. Si eviti quanto accaduto tempo indietro nella provincia di Fermo, ove alcuni giovani inventori, per realizzare la loro geniale idea, sono dovuti andare in Cina per realizzarla e negli Usa per commercializzarla nel mondo. Confindustria Marche, come la Camera di commercio regionale, sono ben consapevoli della chiusura di migliaia di aziende marchigiane, piccole, medie e non solo. Solo il distretto calzaturiero ne ha perse oltre duemila. Quella, ancora giovane, riserva imprenditoriale andrebbe attratta, rivalutandola con nuove iniziative imprenditoriali, anche in settori diversi dai loro. Il sistema produttivo-occupazionale delle Marche ha vitale bisogno di crescere, anche nel numero, altrimenti l’automazione sarà così limitata, che la disoccupazione, oggi al 9% nelle Marche, difficilmente diminuirà. Gli enti sopracitati dovrebbero trovare la soluzione per far nascere nuove aziende nel terziario avanzato in particolare, anche per evitare l’emigrazione dei nostri laureati. Se non si avvierà tale processo, il mondo del lavoro dovrà aspettarsi la terziarizzazione del rimasto sistema marchigiano, tra l’altro già ampiamente in corso in varie province marchigiane. Far aumentare la stessa, significa ridurre la ricerca, essenziale per avere un sistema industriale – imprenditoriale garante di continuità di lavoro e occupazione.

Ubaldo Renzi