Tre generazioni in una cereria

E’ nata nel 1937 dal capostipite Iceo Cervellini. Oggi alla guida c’è Marco ma le tecniche restano quelle antiche

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Sapete qual è l’ultima cereria delle Marche? È quella di Marco Cervellini. Si trova a Civitanova Marche, in corso Dalmazia. È un laboratorio e un negozio. Ed anche una storia di tre generazioni: quella di un nonno, un figlio, un nipote. La cereria nasce nel 1937, fondata dal capostipite Iceo Cervellini. A quel tempo, le chiese erano molto praticate, le candele molto usate: nessuna processione senza di esse, nessun "voto" al santo di turno senza la loro accensione. Anche gli altari ne erano contornati. Cera uguale luce. La domanda cresceva, e l’offerta venne di conseguenza. A Iceo subentra poi suo figlio Renzo, che ancora dà il nome all’azienda familiare (Cereria Renzo Cervellini snc). Poi Renzo lascia questo mondo, e l’impegno passa a Marco, 50 anni, studi all’Istituto Professionale di Potenza Picena, diploma – sembra contraddittorio – in... Elettronica.

Lo raggiungo dopo un mattino che lo ha visto molto impegnato nelle consegne. Chi sono i clienti? "Quando siamo nati, nel 1937, erano quasi esclusivamente gli ambienti ecclesiastici: chiese, devoti, parroci, parrocchie, conventi, monasteri". Una quindicina di anni fa, qualcosa però cambiava. Nelle chiese, l’uso delle candele si riduceva a favore della tecnica. 20-30-50 centesimi e... tac... si preme un pulsante e la luce s’accende elettricamente.Visto il mutamento, la Cereria di Marco apre un altro fronte: la produzione delle candele profumate di varie forme e varie fragranze. Tornano ottime per usi domestici, ambientazioni rilassanti, feste di compleanno, da regalo e via di questo passo. Tra l’altro, certi film americani le proponevano posizionate anche sui ripiani accanto alle vasche da bagno... Marco, che il mestiere l’ha imparato da sua madre Giovanna che ancora oggi lo aiuta, inizia a sfornare anche le famose citronelle, per esterni ed interni. Però, negli ultimi tempi, anche l’ambiente ecclesiastico sembra tornare sui propri passi, all’antico. Torna cioè ad acquistare candele, candelotti, ceri liturgici, moccoli, torce a vento, fiaccole. E Marco consegna e spedisce a santuari, chiese importanti, parrocchie, sia nelle Marche che in Italia in genere. La sua aziendina vende al dettaglio e vende all’ingrosso. Il punto su cui molto insiste è la qualità. "I nostri articoli – spiega - sono prodotti con paraffine certificate di prima qualità così come i filati usati per gli stoppini sono in cotone makò e tutti certificati. Questo per assicurare ottima ardenza, niente fumo ma soprattutto per garantire la non tossicità del prodotto". La cera che acquista è idrogenata e il cotone usato per la combustione è solo italiano. Una specifica che ci vuole data la presenza sul mercato di prodotti provenienti dai paesi asiatici di qualità opinabile.

Difficile far candele? "Difficile no. Però occorre attenzione e conoscere qualche trucco che si impara con l’esperienza". Quale? "Quello di evitare lo scioglimento laterale della cera. La candela deve bruciare al centro". Per realizzarle non occorrono grandi strumenti. La tecnica usata da Marco è antica, ed è la fabbricazione a stampo, dove la cera liquida è colata in stampi di vario materiale. "Un tempo – si legge in un manuale - gli stampi erano singoli o in gruppi di 6 e il raffreddamento affidato al tempo e alla circolazione naturale dell’aria. Nel ’900 sono apparse macchine con molti stampi metallici (fino a 1000) e raffreddamento ad acqua". Marco sorride e torna al lavoro.

Adolfo Leoni