Truffa al bancomat, versa soldi al compratore

La vittima è un ascolano che aveva messo in vendita un giubbino per 200 euro. Una donna lo aveva raggirato per 1.500 euro, condannata

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Il tribunale di Ascoli ha condannato a 8 mesi di reclusione e 150 euro di multa Giovanna Beatrici, 52enne di Bergamo per una truffa che era accusata di aver perpetrato ai danni di un ascolano attraverso un annuncio su internet. Tutto è nato dalla denuncia presentata a giugno 2019 da un ascolano. L’uomo nei giorni precedenti aveva messo un annuncio sul noto sito internet Subito.it, specializzato in compravendite fra privati. Nell’annuncio si pubblicizzava la vendita di un giubbino in pelle al prezzo di 200 euro. Un articolo che ha attirato l’attenzione di una coppia, una donna di Bergamo e un uomo mai identificato. I due hanno contattato il venditore al numero telefonico allegato all’annuncio pubblicato su Subito.it. Non c’è nemmeno stata trattativa, agli acquirenti il prezzo di 200 euro stava bene. E’ iniziato dunque il perfezionamento dell’acquisto con l’ascolano che ha chiesto naturalmente il pagamento della somma pattuita. Secondo la Procura a quel punto la donna ha invitato l’ascolano venditore a recarsi in uno sportello bancomat delle Poste. Gli ha spiegato che inserendo la sua tessera bancomat lo avrebbe guidato nell’operazione attraverso la quale lei versava a lui i 200 euro. L’ascolano non si è reso conto nell’immediato che non era lei che sta versando i soldi a lui, ma viceversa: e la somma alla fine è stata addirittura incredibile, 1.200 euro. "Non si preoccupi, quella cifra è il mio saldo, i 200 euro li ho versati" lo ha tranquillizzato quando lui ha visto quella cifra sul display. All’ascolano è sembrata una buona giustificazione. Solo successivamente ha controllato il saldo della sua carta e si è reso conto che non c’era traccia dei 200 euro. Ha telefonato alla donna e chiesto spiegazioni. "Ha ragione, c’è stato un inghippo: facciamo un altro tentativo".

La donna lo ha guidato di nuovo ma l’uomo anche stavolta, invece di incassare i 200 euro, di fatto ha versato altri 337 euro sulla carta della bergamasca che in tutto ha dunque incassato 1.537 euro. Poi è sparita. "La materia è controversa" commenta l’avvocatessa Annalisa Corradetti che ha difeso l’imputata. "Il fatto che la carta Post Pay fosse intestata all’imputata, non fa comunque di lei la responsabile del reato. In generale, c’è un meccanismo in atto sui siti di e-commerce. Nell’ambito di più contrattazioni avviene uno scambio di dati con giri di pagamenti per cui infine a pagare è un terzo soggetto ignaro di tutto. Se ne parlerà in Appello".

Peppe Ercoli