Turisti, ferie e Covid: Pronto soccorso allo stremo

San Benedetto costretto a dichiarare lo stato di sovraffollamento e a mandare le ambulanze nelle altre strutture del territorio

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Pronto soccorso costretto a dichiarare lo stato di "Sovraffollamento" e a convogliare i pazienti in altri ospedali tra i quali in primis il Mazzoni di Ascoli che sia giovedì che ieri si è ritrovato con diverse ambulanze da accogliere. Al Madonna del Soccorso di San Benedetto ci sono solo due medici (uno dei quali nelle ore notturne dipendente di una cooperativa) a differenza che in altri pronto soccorso delle Marche dove, a parità di accessi, i medici sono quattro, Inoltre in riviera ci sono solo due sale attive e un triagista in meno. Inoltre medici e infermieri, in particolare i triagisti, sono i primi ad essere aggrediti verbalmente e talvolta anche smanacciati. Non essendoci più un reparto per casi Covid i pazienti sono gestiti dal Pronto soccorso, il che peggiora notevolmente la situazione. E’ questo uno dei motivi per cui nel pronto soccorso di Parma i medici hanno denunciato, per l’ennesima volta, il fallimento strutturale ed organizzativo del reparto, insieme all’incapacità dell’intero ospedale di ricevere i pazienti che devono essere ricoverati. Questo fa sì che l’area di Emergenza-Urgenza si sia trasformata in area di degenza. E’ anche il motivo per cui i medici del Pronto soccorso del Sant’Orsola di Bologna a luglio hanno lanciato l’allarme a causa della triplicazione degli accessi in estate. Torniamo a San Benedetto, dove il numero degli infermieri del Pronto soccorso potrebbe essere anche accettabile, ma ci sono le ferie e ci sono i casi di positività al Covid a complicare la situazione. Va poi detto che quest’anno non è stato attivato il terzo ambulatorio e non sono state aperte tutte le sedi della Guardia Medica turistica, per cui tutti i pazienti finiscono tutti al Pronto soccorso. Vi è inoltre la variante Omicron che sta facendo registrare il picco estivo, a differenza dell’anno scorso, quando i casi Covid non c’erano o erano isolati. Vi è poi la questione dei tempi d’attesa che non devono essere tutti attribuiti al Pronto soccorso. La permanenza dipende molto dall’attesa di un posto letto per chi deve essere ricoverato e dalle risposte degli esami clinici e diagnostici. Ci sono ospedali che refertano 5-10 pazienti al giorno, a San Benedetto anche più di cento. Medici e infermieri sono di assoluta professionalità, ma costretti a lavorare in condizioni critiche. L’appello è a non rivolgersi al Pronto soccorso se non in caso di reale urgenza. I pazienti sono invitati a utilizzare i medici di base e le guardie mediche disponibili e soprattutto ad avere rispetto per gli operatori del front office impegnati a dare risposte professionali per salvare vite umane. I politici che gestiscono la sanità dovrebbero essere impegnati a fare la loro parte, ma le risposte sono inadeguate. Marcello Iezzi