"Una casa per 7 persone che fuggono dalle bombe"

L’ascolano Alessandro Sestili ha accolto tre ucraini nella sua abitazione di Villa Pigna e altri 4 a San Benedetto: "Sono spaesati ma almeno al sicuro"

Migration

La solidarietà non conosce confini. Anche il Piceno si sta dimostrando un territorio generoso nei confronti della popolazione ucraina, in fuga dalla guerra a quasi un mese dal primo attacco sferrato dalle truppe russe di Putin. E una bella storia arriva dall’ascolano Alessandro Sestili, che ha deciso di ospitare sette persone, arrivate in città sabato scorso. Tre di queste vivono insieme a lui nella sua abitazione di Villa Pigna. Gli altri quattro, invece, si sono appoggiati nella casa che l’ascolano ha a San Benedetto. Si tratta di tre mamme con i rispettivi figli, questi ultimi di età tra i 3 e i 25 anni.

Alessandro, come è nata l’idea di accoglierli?

"La mia compagna Mariya è originaria dell’Ucraina, anche se ormai vive ad Ascoli da parecchio tempo. E, di fronte al grido d’aiuto di queste persone, non potevamo restare indifferenti. I miei ospiti sono riusciti a mettersi in salvo salendo sul primo autobus che stava partendo verso l’Italia. Fra l’altro, hanno dovuto racimolare tutti i propri risparmi pur di arrivare ad Ascoli. Almeno, però, adesso sono al sicuro".

Cosa le raccontano?

"Si sentono spaesati, ma almeno non rischiano di essere colpiti dalle bombe. Non conoscono la lingua e, in questi giorni, sono riuscito a organizzargli degli incontri con una persona che insegnerà loro un po’ di italiano. Quel tanto che basta, insomma, per fare in modo che possano uscire di casa e avere un minimo di autonomia. Inoltre, ho parlato con il dirigente scolastico dell’istituto ‘Fermi’ per inserire in una classe un ragazzo di 14 anni, che fa parte appunto del gruppo, e spero di far integrare le tre mamme in qualche ambiente lavorativo".

Vogliono restare ad Ascoli? "Queste mamme hanno ancora i loro mariti e anche i figli maschi in Ucraina, perché il Governo ucraino non lascia andare via gli uomini tra i 18 e i 60 anni visto che possono combattere. Quindi, non credo vogliano restare per sempre qui. È anche vero, però, che in questo momento sembra lontanissima l’idea di poter tornare nel proprio paese".

Il Piceno si sta dimostrando un territorio molto solidale.

"Ho percepito molta umanità in queste settimane, un po’ ovunque. Ad esempio, alcune persone mi hanno regalato dei giocattoli da destinare ai bambini che sto ospitando. Un altro mi ha donato un passeggino. C’è tanta generosità in giro e mi auguro che ognuno di noi, nel nostro piccolo, possa fare qualcosa per dare una mano a queste persone per fuggire dall’inferno che sta avvolgendo l’Ucraina".

Matteo Porfiri