Una crisi che viene lambita dopo neanche 500 giorni insieme

L’insediamento il 6 novembre di due anni fa: il racconto degli ultimi mesi tra spaccature e sospetti.

Una crisi che viene lambita  dopo neanche 500 giorni insieme

Una crisi che viene lambita dopo neanche 500 giorni insieme

Cinquecento giorni insieme? Macché. La maggioranza insediatasi il 6 novembre di due anni fa a sostegno dell’amministrazione Spazzafumo ha ritenuto che fossero anche troppi per arrivare a sfaldarsi, fino a lambire la soglia limite di una crisi di governo. Certo, la maggioranza è ancora in piedi con un voto a favore, e questo vuol dire che, nonostante tutto quel che si dice oggi, potrebbe durare ancora per molto.

Tuttavia, se si volesse individuare un punto di non ritorno nell’esperienza politica del sindaco, oggi lo avremmo a portata di mano. La spaccatura infatti è piuttosto profonda con gli ex sostenitori passati all’altro lato dell’emiciclo, dove peraltro siede l’ex sindaco Piunti, che forse pregusta il sapore della rivalsa: una rivincita che attendeva da quell’ottobre di due anni fa, in cui perse contro un candidato che, al primo turno, non aveva racimolato neanche la metà del suo consenso. Con la presenza di Piunti in consiglio, anche se un altro consigliere di maggioranza passasse all’opposizione, sarebbe piuttosto difficile andare in soccorso di Spazzafumo.

Difficile per Stefano Muzi, che negli ultimi tempi ha mostrato un atteggiamento molto più conciliante e collaborativo nei confronti del sindaco.

Tutt’altro conto, però, sarebbe appoggiarlo: per farlo, probabilmente Muzi dovrebbe uscire da Forza Italia.

In cambio, farebbe parte di un’amministrazione il cui futuro è comunque estremamente incerto. Molto infatti dipenderà dall’esito dell’iniziativa di restyling del Ballarin. Buona parte della maggioranza, infatti, è in attesa di capire quale risultato porterà a casa l’amministrazione.

Un eventuale insuccesso non sarebbe accolto favorevolmente, ad esempio, da Silvia Laghi, unica superstite di Rivoluzione Civica. Ma a fare le proprie valutazioni, in questo momento, è anche la corrente di Centro Civico Popolare che fa perno sul presidente del consiglio Eldo Fanini. Sul Ballarin, va detto, gravano sin troppi interrogativi. Quando sarà consegnato il progetto definitivo? E quello esecutivo? Quando arriverà l’ok della Soprintendenza? Quando verrà emanato il bando per l’appalto? Quando verranno affidati i lavori? La data ultima di scadenza, fissata dal Pnrr, è quella del 27 luglio. E ad ogni tappa dell’iter corrisponde una bella pila di pratiche da istruire e approvare, il tutto in assenza – almeno per ora – del dirigente ai lavori pubblici, settore oggi gestito, ad interim, dall’architetto Giorgio Giantomassi. Ostacoli insormontabili? No, ma altri 500 giorni così non farebbero bene alla salute di nessuno.

g. d. m.