Una vendemmia speciale alla Locanda

Dal lavoro dei ragazzi di Spinetoli nascerà il vino Soqquadro Centimetro Zero. Spazio anche alla tradizione del vino cotto

Migration

Spinetoli, è tempo di vendemmia. Un rito, un tempo fulcro delle società contadine, oggi festa indiscussa anche per società più emancipate. Tutti hanno conservato intatto lo sguardo sul momento della vendemmia; epilogo di un duro anno di lavoro e festa per tutte le età e tutti i gradini della scala sociale nella condivisione della speranza. Anche quest’anno i ragazzi della Locanda del Terzo Settore di Spinetoli sono stati impegnati con la vendemmia, che porterà, tra 12 mesi, all’ imbottigliamento del vino Soqquadro Centimetro Zero. Martina, Giulia, Francesca, Emidio, Daniele, Davide, Barbara, Fabio, Costantino, Riccardo e Alessio insieme all’amico winemaker, Roberto Cipresso, tra il profumo dell’uva, la terra, i grappoli e l’allegria hanno raccolto l’uva che è già arrivata a Montalcino.

Il mattino del gran giorno, prima di partire i ragazzi hanno osservato il cielo e la direzione del vento e poi con entusiasmo si sono diretti verso il vigneto. Per i sentieri della valle del Tronto, un lungo e festoso corteo che ha inondato di canti e d’amore la Vallata del Tronto. Giunti sul posto si sono sparpagliati tra i filari. Come nel passato, delle vendemmie di un tempo, i ragazzi della Locanda del Terzo Settore hanno ricostruito i momenti salienti della raccolta dell’uva nella valle del Tronto, il fiume marchigiano che si getta nel mar Adriatico. Come da tradizione per la vendemmia si sceglie una tarda mattinata soleggiata così che l’uva non bagnata dalla rugiada si conservi più a lungo. La vendemmia ha rappresentato sempre uno dei momenti più gioiosi dell’anno; anche se la fatica era intensa, ma la si superava con l’allegria dei canti, delle risate, delle stornellate. Domenica 16 ottobre si è ripetuta per il secondo anno consecutivo l’esperienza della preparazione del ’vino cotto’, una tradizione ineguagliabile.

I ragazzi hanno voluto anche ripercorrere la tradizione millenaria del vino cotto. La tradizione che fortunatamente sopravvive a livello locale anche se con difficoltà. Conservato dalla vendemmia, il mosto di uve bianche o rosse con le mele cotogne è stato fatto bollire lentamente e pigiato in un calderone di rame, come da antica tradizione, a fuoco diretto per sei ore dalle 12 alle 17, alla presenza di tutti i ragazzi di Centimetro zero e tantissimi amici. Tutto si è svolto sotto il coordinamento di Rossella e Paolo, due amici esperti nella preparazione del vino cotto. Lo speciale vino rimarrà nel calderone per 1 mese circa per essere poi travasato nella botte di legno di rovere dove si mescolerà con il vino cotto madre, vecchio di 30 anni. Tra qualche settimana il vino sarà servito dai ragazzi alla Locanda. Un tempo, e forse ancor oggi, veniva proposto quasi come un farmaco. Si usava per preparare ottimi decotti contro i malanni di stagione, assumendolo a piccole dosi, oppure allungato con acqua e miele come facevano gli antichi romani, e persino si massaggiava sulle gambe dei bambini, per rinforzarle. Le attività dei giovani di Centimentro zero non finiscono qui, nei prossimi giorni saranno impegnati nella raccolta delle olive, l’olio nuovo sarà presto sulla tavola e in vendita presso il ristorante.

Maria Grazia Lappa