Writer italiani arrestati in India, l'artista: "Hanno sbagliato, spero si risolva"

Valerio Carluccio è uno degli artisti piceni nella street art: "Bisognerebbe rendersi conto del contesto in cui ci si trova . Non voglio condannarli, l’importante è che tutto si risolva al meglio il prima possibile"

La foto degli italiani arrestati sull'Indian Express

La foto degli italiani arrestati sull'Indian Express

Ascoli, 7 ottobre 2022 - Fare di tutta l’erba un fascio non è mai una bella cosa. Soprattutto quando ci sono di mezzo la passione e l’amore per l’arte, quella vera. In questi giorni, infatti, a seguito dell’arresto dei quattro writer italiani (due marchigiani e due abruzzesi) in India, per i quali oggi è in programma l’udienza, sui social sono partiti dei duri attacchi rivolti non soltanto ai ‘graffitari’, ma anche a chi pratica la cosiddetta ‘street art’, ovvero chi realizza murales o vere e proprie opere d’arte lungo le strade, sui muri, sulle serrande, sui portoni. Guai, quindi, a confondere le due attività. Lo sa bene l’ascolano Valerio Carluccio, che ha fatto proprio della ‘street art’ la sua professione, divenendo uno degli artisti piceni più apprezzati del momento.

Writer arrestati in India, ok per la cauzione ma non per il rilascio

Valerio, avrà sicuramente letto di quanto accaduto ai quattro writers arrestati in India. Secondo lei è esagerato tale accanimento nei loro confronti?

"A livello personale ritengo che quella dei writer non sia arte. Imbrattare luoghi pubblici, muri o, come in questo caso, metropolitane lo considero uno sfregio. Però ritengo che questi ragazzi abbiano fatto solo una ‘bravata’, che rischia di costargli cara. Mi auguro che tutto si risolva al meglio, ma quando si attuano tali comportamenti bisognerebbe rendersi conto del contesto in cui ci si trova".

In che senso?

"In India ci sono leggi ferree, da questo punto di vista. Inoltre, i writers avrebbero realizzato i loro graffiti sulle carrozze di una metro che doveva ancora essere inaugurata.Ci vorrebbe maggior rispetto verso il paese in cui ti trovi e soprattutto nei confronti del bene pubblico. Credo fossero consapevoli del rischio che stavano correndo. Non voglio condannarli, perché alla fine hanno solamente fatto la cosa sbagliata, nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. Non sono delinquenti. Ma non possiamo neanche definirli artisti. Spero che tutto si risolva presto e che possano tornare a casa".

A lei è mai capitato di dipingere senza permesso e di incappare in qualche sanzione?

"Una volta mi trovavo a Berlino, sotto la metro, e stavo raffigurando gli occhi della mia ragazza su un muro. Arrivò la polizia e mi disse che non potevo farlo. Volevano multarmi, poi però ammisero che si trattava di un disegno molto bello e mi perdonarono, diciamo così. Se mi avessero sanzionato, però, mi sarei assunto le mie responsabilità. Perché sapevo a cosa andavo incontro".

Come è nata la sua passione per la ‘street art’?

"L’arte è una passione di famiglia e mi è stata tramandata da mia madre. Ho sempre disegnato, ma lo ho fatto solamente a livello personale. Realizzo anche affreschi e decorazioni all’interno degli appartamenti. Nel novembre del 2020, però, dopo l’incidente che costò la vita al giovane ascolano Jacopo Bachetti, alcuni suoi amici mi chiesero di realizzare un murales che lo raffigurasse lungo la strada per Venagrande. Accettati e quella fu la mia prima opera che possiamo definire pubblica. Da lì ne sono seguite altre".

Quali altri personaggi ha omaggiato?

"A Monticelli ho realizzato un murales dedicato a Enzo Accorsi, il barista morto a fine agosto del 2021, mentre qualche mese prima avevo raffigurato, sulla strada per San Marco, Fabio Comini e Riccardo Piconi. Poi, poche settimane fa, ho omaggiato Rita Paracciani, a piazza Arringo, sul muro di ‘Vincè’. Un giorno, prendendo un caffè insieme a lei, venne a sapere che ero un pittore e mi chiese di realizzarle un ritratto. Non ho fatto in tempo, perché poi ci ha lasciati. Seppur in ritardo, però, sono riuscito a mantenere la promessa. Ed ora mi è stato chiesto di ritrarre il grande Pino Barbagrigia. Lo farò. Prima di salutarci, però, vorrei lanciare un appello".

Quale?

"Mi auguro che ad Ascoli vengano maggiormente valorizzati gli artisti del territorio. Troppo spesso, ad esempio, le associazioni si affidano ad artisti che arrivano da fuori per realizzare opere pubbliche. Mentre in città ci sono molti pittori validi. Che hanno a cuore il territorio. Io, ad esempio, quando realizzo opere ad Ascoli non chiedo mai neanche un euro. Lo faccio per amore della città. E mi auguro, per fare un altro esempio, che anche per realizzare il Palio della Quintana possano essere coinvolti gli artisti locali".